Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi, componenti dei gloriosi Giardini Di Mirò, gruppo rock indipendente italiano prevalentemente strumentale attivo dagli anni 90, hanno esordito recentemente con un progetto parallelo, una band di nome Vessel che dopo alcuni Ep di prova è giunto ora ad un disco d’esordio intitolato Le Difese, contenente 10 brani con testi in italiano ed una forma musicale lontana dal rock cui abitualmente i due si dedicano. A completamento della recensione del disco pubblicata in Marzo (leggila), Freakout intervista ora Corrado Nuccini per approfondire qualche aspetto in più di Le Difese, anche alla luce dei primi riscontri discografici e delle prime recenti date live.
Come sta procedendo la promozione del disco, pubblicato pochi mesi fa? Siete in tour attualmente? Siete soddisfatti dell’accoglienza ricevuta dal disco, e sul palco?
Io ed Emanuele siamo molto felici ed orgogliosi di aver dato luce a questo disco, lavoro che volevamo fare da tempo e ora è cosa fatta. Poi abbiamo messo insieme un ottimo gruppo live e stiamo facendo dei concerti. Per tutto il resto, a tempo debito, ci siederemo sulla riva del fiume e aspetteremo scivolare sull’acqua il cadavere del successo.
È vero che la tiratura iniziale del disco è stata di un numero piuttosto esiguo di copie? Come mai?
Volevamo commercializzare un disco che fosse anche un oggetto curato e per questo abbiamo pensato al formato cd più vinile. Sono state fatte 500 copie, di cui 200 in vinile trasparente. Diciamoci la verità, non è propriamente un numero esiguo, soprattutto in questi tempi.
Un aspetto avvincente nella musica dei Vessel è il dualismo tra tradizione popolare e cantautorale italiana, ed una forma espressiva moderna; come giungete dalle vostre esperienze nei Giardini di Mirò ad un progetto di questo tipo, non anglofono, non elettrico, con una certa attenzione filologica e dai toni qua e là anche dialettali? Si tratta di un’esigenza che avvertivate?
A casa mia si è sempre ascoltata tanta musica leggera italiana, da bambino non perdevo una puntata di San Remo che i miei guardavano immancabilmente insieme a me. Le mattine estive mi svegliavo con la radio di mia madre a tutto volume, mentre puliva casa. Hai mai provato a svegliarti a fine agosto con “L’estate sta finendo” dei Righeira o “Spiagge” di Renato Zero, in sottofondo? Non è assurdo dire che la musica de “Le difese” viene dal libro dei ricordi, qualcosa di volubile, perso tra Marcel Proust e Secondo Casadei, tra lo gnocco fritto e lo spleen esistenziale.
Poi sono cresciuto, ho fatto un percorso di studi, prima il liceo poi lettere moderne, che mi ha avvicinato alla poesia, al romanzo, al raccontar per storie. Diciamo che a quasi quarant’anni ho pensato che fosse il momento di trovare una sintesi a questo percorso ed ecco “Le difese”. I Giardini di Mirò sono un’altra storia, provengono da un’esperienza diversa, da un mondo anni novanta, dal mondo alternativo, dalle sale prove col materiale insonorizzante alle pareti, dal noise e il post rock. Forse solo due elementi accomunano i progetti: la presenza mia e di Manu e una ricerca continua di pathos o meglio di intensità.
Come mai la scelta di ospitare tante voci femminili – Angela Baraldi (nella foto), Sara Lov, Alessandra Gismondi, Laura Loriga, Barbara Cavaleri – per cantare diversi brani?
Perchè tante voci femminili? Perché sono brave, poi sono belle ed infine stemperano il nostro provincialismo.
In tour chi vi accompagna per cantare con voi?
Dal vivo, nelle prime date fatte, ci accompagnano Barbara Cavaleri e Angela Baraldi.
‘Cafeidi, Supernove’ ha un arrangiamento carico di emozione, suoni mariachi, ed è molto toccante; è una canzone che accenna ad incomprensioni, legami, amori in frantumi, tenacia, fughe. Ci raccontate qualcosa riguardo la sua genesi?
La prima volta che ho pensato di realizzare un disco in italiano è stato nel 2006 quando insieme al mio amico Gianluca volevamo registrare tutto il disco in diverse camere d’albergo. Siamo partiti da Rimini, il giorno del mio compleanno, io avevo scritto due o tre canzoni, tra cui “Il soffio” che è finita ne “Le difese”. A Rimini poi per lo più ci siamo ubriacati e abbiamo provato a rimorchiare le turiste. All’epoca, parallelamente, avevo un amore strampalato, idealizzato, che di sicuro non funzionava ma che a me piaceva tanto. Il testo di “Cefeidi, supernove” nasce da quel viaggio, da quell’amore stagionale e dal vizio di non rispondere alle telefonate. Dopo quell’esperimento di Rimini, finì l’estate, il progetto naufragò e ho anche perso di vista Gianluca. Però poi è arrivato Emanuele, i Vessel, “Le difese” ed eccoci qui a distanza di otto anni a parlare di quel giorno quando io e Gianluca siamo partiti per Rimini.
Il progetto Vessel esiste da diversi anni, ma rispetto ai due Ep precedenti qui c’è una nuova messa a fuoco, meno rock… come avete maturato questo tipo di processo? In che misura vi corrisponde come persone e come musicisti, oggi?
La mia idea di formare un gruppo alternativo ai Giardini di Mirò corrispondeva al desiderio di scrivere canzoni in italiano. Proposi già pezzi di questo tipo ai primi Vessel, però Alessandra Gismondi, all’epoca terzo elemento del gruppo, aveva dei dubbi. Così abbiamo atteso un po’ di tempo e quando Alessandra s’è staccata dal progetto abbiamo preso la nostra strada. Quanto questo percorso ci corrisponde? Spero che la risposta si possa percepire chiaramente dal disco.
Il comunicato stampa di Le Difese precisa che Corrado Nuccini s’è occupato dei testi ed Emanuele Reverberi delle musiche. Già in partenza però credo fossero chiari i vostri obiettivi, perchè sia i testi che le musiche sembrano rispondere ad un’idea estetica e ad un immaginario poetico molto precisi. Com’è andata esattamente?
Io ed Emanuele abbiamo un solido feeling ed una amicizia duratura. Questo è il punto di forza del progetto. Poi in linea di massima io ho avuto grande libertà sui testi e Manu sulle musiche. Poi, come nelle migliori famiglie, tutto sotto si confonde un po’.
Pur essendo un disco rigoroso, raffinato e serio, Le Difese si lascia ascoltare con leggerezza grazie a melodie riuscite. A dimostrazione del fatto che la musica pop non deve necessariamente essere superficiale, e la musica d’autore invece noiosa. Pensate che le canzoni incise su quest’album riusciranno a trovare sbocchi radiofonici per raggiungere un pubblico più vasto?
Non lo so, ho una vocazione minoritaria e mi trovo a mio agio con un numero ristretto di esseri umani quindi il pubblico vasto non mi seduce e solitamente non lo cerco. So però che le canzoni, quando le metti al mondo, camminano da sole, girano dove non ti aspetti e magari tra un viaggio e l’altro diventano qualcosa di più di una “cosa tua”. A quel punto sono adulte e devono fare il loro percorso.
Le Difese è un disco ricco di significati, un bell’esempio di canzone italiana. In esso mi pare vi teniate alla larga dall’attualità stringente, pur essendo destinati ad essere per sempre attuali i temi affrontati in brani come l’amara ‘Battan l’Otto’. Non vi sentite coinvolti dalla narrazione della nostra attualità?
Per arrivare alla sintesi dei pezzi de “Le difese” abbiamo registrato, insieme ad Andrea Rovacchi, almeno 15 canzoni, scartandone poi tante. Tra queste c’erano anche pezzi più stringenti, come dici tu, poi però li abbiamo scartati, non so, forse non erano adatti o non era il momento. “Le difese” parla dell’intimità, delle zone dove non batte il sole. Ciò non toglie che per il futuro qualcosa possa cambiare.
Forse ‘Il Soffio’ è emblematica, in proposito: a me ha fatto pensare al Fabrizio De Andrè che ad un certo punto della sua carriera vuole magari evadere con brani tipo ‘Canzone del Padre’ dal ruolo di narratore sociale e basta…
De Andrè? Conosco solo Cristiano…
http://vesselvascello.tumblr.com/
https://www.facebook.com/pages/Vessel/139549281003
autore: Fausto Turi