Sono tanti anni che il panorama musicale rigurgita ciclicamente stili appartenenti al passato, per quel processo che Simon Reynolds ha giustamente definito “retromania”. All’appello non poteva mancare la vecchia psichedelia acida che è la bandiera di band come i Black Angels i quali, oltre ad essere retromani sono decisamente credibili. Anche nella nostra infelice penisola c’è chi ha deciso di sbrogliare questa intricata matassa e ci consegna un lavoro che a sorpresa si rivela come un gioiello nel suo genere.
“Introducing Night Sound” dei Giobia è asfalto bollente sotto i piedi, è l’impeto di una tempesta di sabbia che atterrisce le fresche distese verdeggianti, è la colata lavica che brucia tutte le particelle d’aria circostanti, è una vecchia preghiera disperata regalata alla notte, è un antico e sanguinolento rito voodoo.
Dal punto di vista stilistico è quanto di più calligrafico sul tema Black Angles si possa trovare in giro, ma è anche ricco di sostanza, caratteristica indispensabile quando si prende a mani basse da qualcosa che già in tanti e tanto tempo fa hanno espresso.
Nove brani potenti e circolari fatti di chitarre, tastiere, percussioni e sitar proprio come se si stesse mettendo in musica un viaggio lisergico di una comune della seconda metà degli anni ’60. Solo in un paio di episodi c’è una prevalenza pop che ricorda da vicino i primi Coral, il resto non lascia scampo alla gioia.
Non è un percorso claustrofobico, anzi, alla componente sinuosa dei brani si aggiunge anche una abbondante sovrastruttura di suoni che disegna vasti paesaggi liquidi e bollenti. Un’esperienza gratificante anche a mente lucida, da consumare preferibilmente nelle notti più tiepide quando la luna dorme il buio è più profondo.
http://www.giobia.com
https://www.facebook.com/giobiaband/
autore: Enrico Amendola