L’uomo ha una dimensione di marcusiana memoria, oggi non è che sia migliorato tanto anzi la sua condizione è peggiorata perché la violenza del liberismo lo ha relegato sempre più nel ruolo di consumatore privo di diritti. Elucubrazioni sociologiche a parte “A better man” è un titolo ben augurante e veritiero sui rinati One Dimensional Man, che riprendono il cammino interrotto nel 2004 e con in mezzo la bellissima esperienza del Teatro Degli Orrori. Pirpaolo Capovilla e Giulio Favero hanno chiamato un nuovo batterista, Luca Bottigliero, già dietro le pelli dei Mesmerico, e hanno deciso di ripartire con la loro storica sigla, sforzandosi di continuare a lavorare in parallelo sui due progetti. E speriamo che ci riescano, perché in Italia del rock degli ODM e del TDO c’è assolutamente bisogno.
In ogni caso è interessante che in “A better man” abbiano suonato tanti ospiti italiani ed internazionali: Eugene Robinson degli Oxbow, Justin Trosper degli Unwound, fino ad arrivare ai guest italiani; Sir Bob Cornelius Rifo di The Bloody Beetroots, Jacopo Battaglia di ZU –The Bloody Beetroots Death Crew 77, Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours, Enrico Gabrielli dei Calibro 35, Gionata Mirai de il TDO, Francesco D’Abbraccio degli Aucan, Richard Tiso, più volte collaboratore de Il TDO.
“A better man” rispetto agli altri lavori del trio ha altre due importanti novità. La prima è che i testi sono stati scritti tutti da un amico di Capovilla, Rossmore James Campbell, pittore e poeta australiano, a parte una cover di Scott Walzer, una “Face on breast”, nella quale viene evocato il David Bowie elettronico degli anni ’90. Il secondo elemento è appunto l’elettronica. Nel disco è molto presente, voluta soprattutto da Favero, che ha anche prodotto le undici tracce. “A better man”, infatti, ha un sound, rispetto ai lavori precedenti, meno irruento, anche se le schegge noise o la matrice blues è ben presente. Per certi versi ha un’impostazione del suono più di matrice britannica, con l’elettronica che pervade tutto il disco e che in ogni caso riesce a trasmettere il senso di inquietudine dei testi, il cui tema portante è l’amore, ma visto soprattutto come istanza sociale.
Infine, novità importante, l’album esce sotto etichetta La Tempesta che da qui in poi, con l’ausilio della Universal, avrà un catalogo – speriamo solo italiano – che proietterà le produzione nel mercato internazionale. Ottima idea, in bocca al lup!
Autore: Vittorio Lannutti