Invecchiare senza maturità non è da tutti. I Rancid ci riescono benissimo. Cari punkettoni passatemi la parafrasi gucciniana, ma mai come in questo caso mi sembra valida. Già, perché la punk band californiana ha deciso di festeggiare i trent’anni di carriera con il decimo disco nel quale sono condensate sedici canzoni in poco meno di ventinove minuti. Fate voi i conti! Come nelle origini i Rancid vanno dritti al punto senza fronzoli con il loro punk californiano serrato e che non fa sconti a nessuno. Nonostante l’età che passa il quartetto macina sassi come dei caterpillar. I brani migliori sono il serrato di “Tomorrow Never Comes”, sospeso tra punk e hardcore, nel quale vengono evocato alcuni cavalli di battaglia come la vita da strada disperata e senza speranza di essere compresi, la mega ballatona punk “Devil in Disguise” dal sapore folk irlandese, tema quest’ultimo che ricorre anche in altri brani, e l’hard-core serratissimo di “Don’t Make It Do It”. Con “Live Forever” fanno un omaggio (dovuto) ai Ramones, mentre in “Hear Us Out” si respira un’ara un po’ clashiana, come anche in “It’s Road to Rightousness”. Insomma questi tre decenni per i Rancid non sono passati invano, come hanno dimostrato nell’ottimo set dello Slum Drunk Festival di Bellaria Igea Marina, dove in un’ora e venti minuti hanno deliziato il loro pubblico con i loro brani di trent’anni di carriera, da quelli delle origini a quelli di questo disco.
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autore: Vittorio Lannutti