L’arte, salverà il mondo? Probabilmente no. Ma certo è indispensabile per renderlo un posto migliore in cui vivere.
Sin dai tempi del paleolitico, l’Uomo ha sentito l’esigenza di esprimersi attraverso forme che – successivamente – avrebbe definito ‘arte’. Gli animali dipinti, con grande accuratezza, nelle grotte di Lascaux, quale che ne fosse la funzione intenzionale, rispondevano al bisogno titpicamente umano di relazionarsi col mondo, anche attraverso forme di rappresentazione dello stesso.
Certo, dai grandi bovini della ‘sala dei tori’ ai grandi pupazzi teriomorfi di Jeff Koons, la distanza può apparire – ed in fondo è – siderale. Ma nella sua essenza, l’esigenza è la medesima.
Il fatto che questo ‘bisogno’ risalga ad epoche di gran lunga anteriori alla nascita delle ‘civiltà’ – che sostanzialmente coincide con il passaggio alla pastorizia ed all’agricoltura, e la conseguente nascita delle città – ci consente di dire che l’arte, l’espressione artistica, è una necessità primaria dell’essere umano. Non è un prodotto dell’evoluzione culturale – ma semmai un elemento costitutivo di questa.
E, cosa ancor più importante, non è un’esigenza ‘individuale’, non corrisponde alla necessità avvertita da alcuni di esprimersi ‘artisticamente’, ma è assolutamente un’esigenza ‘collettiva’, comune ad ogni individuo della specie, che attraverso l’opera di alcuni trae beneficio per tutti.
L’arte, dunque, non salverà il mondo, ma sicuramente è necessaria per salvaguardare l’Uomo, la sua ‘umanità’. E, nel suo ‘piccolo’, può essere un formidabile strumento di trasformazione del reale, perchè può agire – ad un tempo – sulla coscienza e sul senso di sé di ciascuno, e sull’ambiente che ci circonda.
Del resto noi abbiamo la fortuna di vivere in uno dei paesi al mondo più ricchi d’arte, la cui pregnanza è così pervasiva, così intessuta nella trama del territorio e dell’identità personale, da rendere pressoché impossibile non rendersi conto di questa potenza dell’arte.
Non è affatto un caso se, uno dei primi articoli della nostra Carta Costituzionale (il ‘famoso’ art.9) ci impegni a promuovere la cultura ed a tutelare “il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Tanto più significativa, l’indicazione dei costituenti, se si pensa che la Carta venne scritta all’indomani di una guerra disastrosa, in un momento in cui la ricostruzione del paese certamente poteva far pensare a ben altre urgenze.
Ma – per nostra fortuna – non gli sfuggì quanto invece fosse importante, ai fini della ricostruzione civile.
Lo spirito di quell’articolo, e sfortunatamente anche la lettera…, sono però tra i più dimenticati e traditi. Non solo sotto il profilo della tutela, ma anche sotto quello dello sviluppo. Trascuriamo ciò che ci viene dal passato, se non quando consente di “fare cassa”, e non ci occupiamo di produrre per il futuro.
Rischiamo dunque di perdere quel senso della bellezza, come parte indispensabile del senso di sé, che è ciò che l’arte ci dona in forma particolarmente acuta; al di là di ogni sua apparenza estetica, poiché la Bellezza è altra cosa dal Bello…
Riscoprire la funzione della bellezza nell’esperienza umana del vivere – tanto più in tempi in cui tale esperienza si carica di difficoltà e pericoli, fossero anche soltanto ‘percepiti’ – è assolutamente un’urgenza. Dunque, riscoprire la funzione sociale e civile dell’arte, la sua capacità di stimolare ed ‘educare’, di attivare processi, di aprire orizzonti.
Dobbiamo smettere di vivere in un eterno presente, in una dilatazione del tempo percettivo, dimentico del passato ed incapace di pensare (se non con timore) il futuro.
Dobbiamo invece riconnettere tutto, riscoprire i ‘fili’ che annodano ieri all’oggi ed oggi al domani. Ritrovare il senso della continuità nel flusso del tempo. Riprendere a progettare il futuro con uno sguardo lungo, che non tenga conto soltanto dell’interesse di pochi, e con una prospettiva a brevissimo termine.
E nel fare ciò, si tenga conto del ruolo che – nella società umana – ricoprono l’arte e la bellezza. La smart city del futuro, che non può essere intesa semplicemente come ‘città intelligente’, ma come ‘città delle intelligenze’, senza queste componenti sarebbe un luogo senz’anima.
La ricerca della bellezza è la sua semina.
autore: Enrico Tomaselli