La domanda è: si può parlare di post-emocore? Quale forma di “digestione culturale” porta un genere a diventare abbastanza “post” da meritare questo aggettivo? Forse la risposta dell’artista medio sarebbe “Ma chi lo vuole questo aggettivo!”, e tutti i torti non li avrebbe… Tra i papabili rappresentanti nostrani di questa ondata “post” ci potrebbero essere i Carbrera, non solo per il loro essere una formazione sostanzialmente giovanissima e lanciata in un genere come l’emocore melodico italiano che al momento sta conoscendo una vivace proliferazione, ma anche perché sono dei piccoli interpreti di un mutamento di un genere musicale.
Veniamo ai fatti. I Carbrera nascono come band post-hardcore nel modenese, pubblicano un ancora incerto EP dal titolo “Nessun Rimorso” nel 2014, per poi esplodere di un emocore decisamente sopra le righe nell’LP “Da Qui Si Vede Tutto” nel 2015. L’album di esordio del quartetto è originale, melodico, possente e soprattutto non banale, rischio elevato in un underground, nemmeno più tanto ormai, di concorrenti quali Management Del Dolore Post-Operatorio, Fine Before You Came, Gazebo Penguins, Fast Animals and Slow Kids, che finiscono per condividere con i Carbrera alcune influenze e sonorità. Tuttavia il gruppo sa il fatto suo e riesce a delineare una sua personale visione dell’emocore sfornando perle come “Tentacoli” e “Il Dirupo”.
La formazione modenese arriva in questo 2017 con “Una Montagna In Casa” e una nuova etichetta alle spalle. La titletrack non è un inizio tanto dolce come fu la “Sipario” del disco precedente, “Ricoprimi la testa/Di Terra/E soffiaci su” è il grido che si staglia sul primo giro di accordi dai toni freddi, quasi codeiniani, per poi lanciarsi su territori sonori più propriamente post-hardcore, con la voce di Galavotti pronta a graffiare senza scomporsi troppo con qualche scream dopotutto pulito. Le successive “Valeria” e “Giraffa” sono le uniche due tracce ad aprirsi con un riff elettrico: peculiare della prima quella chitarra che glitcha come in “21 Letters” dei Delta Sleeps, della seconda i repentini cambi di ritmo in un gioco tra voce e percussioni, dove tutto si ferma quando le liriche dicono “Ora che so ciò che devo fare”. La dilatazione in chiave Shipping News fa da padrona nella inizialmente slowcore “Silenzio”, con un incursione di archi e synth poco prima del liberatorio “Distruggersi da dentro può far male/Ma ti giuro che nessuno mi vedrà/La rabbia che divora tutto il resto/E il resto finalmente sparirà”. Ma i Carbera hanno da offrire anche un lato maledettamente math/emo, come nella cavalcata di percussioni di “Sei Diversa” che potrebbe suonare un po’ come il finale di “Luck Has A Name” firmata Crash Of Rhinos.
La formazione modenese non ha paura di osare con gli strumenti e le acrobazie ritmiche lo testimoniano. Malgrado la venatura melodica che emerge più in questo “Una Montagna In Casa” che in precedenza, i Carbrera potrebbero riuscire a scavare un posticino tra gli astri nascenti dell’emocore made in italy di ultima generazione, aggiungendo un suono più complesso e atmosferico che altri ancora non hanno saputo creare.
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autore: Gabriele Senatore