“The Men Album” è un progetto molto ambizioso di Jarboe, ex componente degli Swans, che nell’arco di addirittura 6 anni ha cercato, avvalendosi della collaborazione di diversi colleghi d’estrazione musicale piuttosto varia – gente che suona o ha suonato con David Sylvian, Bauhaus, E. Neubauten, PanSonic, Bad Seeds, Ministry, Low, Foetus, Zwan, Alice in Chains, Neurosis… di concretizzare in un quasi “concept album” il punto di vista femminile sull’ “uomo” e sul genere maschile. La collaborazione con Jarboe alla scrittura, in alcuni casi, pare sia avvenuta addirittura tramite una fitta corrispondenza di posta elettronica trascinatasi per mesi ed anni prima di concretizzarrsi con un incontro in studio.
Il risultato inevitabilmente suona “goth”, che del resto è il punto di vista artistico prevalente di Jarboe come si immagina anche dalla copertina dell’album.
Ma va detto che il disco decisamente non convince malgrado l’ambizione, l’impegno, la qualità delle forze coinvolte nell’impresa e la presenza di alcuni buoni episodi.
20 canzoni per la durata complessiva di circa 100 minuti distribuiti su due CD, il primo intitolato “Guitars” con 10 tracce di dark music – va riconosciuto – evoluta: non il semplice remake di Bauhaus, Ministry o Banshees ma riferimenti più moderni nel bene (Lacuna Coil, Natacha Atlas, Sisters of Mercy) e nel male (The Rasmus, Marilyn Manson). E tra banalità da stadio (‘This is Life’), innoque provocazioni (‘Feral Blixa’) e noiose lungaggini (‘Your Virgin Martyr’) si perdono alcune buone cose quali la tzigana ‘A Woman’s Dream’ che evoca la Atlas e l’inquietante acustica ‘Feral’ che alla chitarra ospita nientemeno Steve Von Till dei Neurosis.
Il secondo disco s’intitola invece “Rhythms” ed è votato all’elettronica: qui un contributo importante al suono lo da sicuramente Mika Vainio dei PanSonic e collaboratore di Bjork; dischetto decente, sostanzialmente meno dark rock in senso tradizionale malgrado l’abbondante ricorso ad echi ed effetti vocali su beat digitali morbidi ed oscuri. Qui trovo interessanti certi richiami all’India (‘Meridiem’, ‘Bass Force’) e gli inserti di pianoforte o tromba di ‘Meridiem’, ma si finisce troppo vicini al confine col Buddha-bar, per i miei gusti. Troppe tracce poi sforano gli 8 minuti.
Curiosa (ma sprecata) la partecipazione di un nome “grosso” come quello di Chris Connelly in ‘Substraction’, che suona come un elegante singolo dei Depeche Mode.
Jarboe, quasi in contemporanea a “The Men Album” fa uscire anche – lo apprendiamo dal suo sito internet – il suo primo disco “spoken” intitolato “The End/The Jarboe Flag Project”: per maggiori informazioni, nella sua homepage c’è il rimando a: www.unfinishedjourney.com
Autore: Fausto Turi