Non è un film puramente morettiano, ma un film morettiano depotenziato da una struttura ondivaga e totalizzante. L’impulso viscerale de “Il Caimano” è uno slancio eversore che vuole smentire le grammatiche della drammaturgia, smembrarle e ricompattarle in un unicum ibridato. A parere di chi scrive il più grande regista italiano in attività affronta un tema politico così avverso e discusso, che già nel soggetto racchiude un’intenzione molto scivolosa. A ben pensare lo dice anche Moretti stesso nel film che, parafrasando, non si può raccontare cinematograficamente Berlusconi perchè lui è già un soggetto narrativo. Il premier arriva prima di tutti i cineasti perchè la sua prassi è propria dell’uomo mediatico, sintetico e calcolatore. Le dichiarazioni e le sconclusionate mosse politiche del presidente del consiglio fagocitano i commenti dei giornalisti e tutte le reazioni in genere, anche quelli degli artisti che non possono aggiungere nessuna postilla alle sue pure autoreferenze.
Moretti questo lo sa, sa che affrontare il Caimano faccia a faccia sul grande schermo significa firmare una resa incondizionata a sfavore della settima arte. Diceva Bazin che non si può rappresentare un personaggio storico troppo vicino alla memoria collettiva, perchè c’è bisogno del giusto distacco di cui un artista non può fare a meno. Questa premessa era ben chiara al regista de “La stanza del figlio”, che infatti per gran parte della pellicola tenta di schivare esplicitamente il contenuto politico con una storia completamente avulsa. Silvio Orlando è un ottimo attore e l’aspetto puramente sentimentale della trama trova grandi momenti drammatici grazie all’interprete napoletano, a Margherita Buy e alla mano sapiente dell’autore ( la comicità della pellicola deve molto al breve ruolo di un’impagabile Michele Placido).
Ma l’ultima fatica di Moretti arranca, inciampa proprio quando cerca di giustificare la propria natura politica. Nell’epilogo la linea fin a quel momento adottata viene cancellata per conferire ad un validissimo film la sua fittizia ragion d’essere. Cosa sarebbe stato “Il Caimano” senza quella conclusione che lascia un po’ a bocca aperta? Avrebbe goduto di tanti meriti. Come quello di una cifra intimistica impeccabile frutto di un talento in stato di grazia, mortificato a beneficio di un ideale propagandistico.
Un lavoro del genere si guarda bene dal suggerire una definitiva collazione critica, anzi spiazza spudoratamente tanto da deliziare e deludere al contempo. La trama piroetta, con esiti altalenanti, su almeno due fronti: l’aspetto privato del protagonista e l’ambizione di un’esordiente regista (la brava Jasmine Trinca) pronta a filmare nella sua opera prima l’ascesa del Cavaliere. Il naufragio familiare di Orlando è, a conti fatti, la colonna portante di tutta l’opera. Tenta di assoggettarla, di occultarne i presupposti tematici e ci riesce per buona parte del film senza però, naturalmente, evitare la deflagrazione finale. Ospite nel programma tv di Fabio Fazio, il regista ha affermato che “i tempi del cinema e quelli della politica sono completamente divisi”. In effetti già questo basterebbe a vidimare la perplessità dello spettatore a cospetto di una visitazione politica un po’ succinta e fugace, ma che si avvale di una ossatura drammatica sui generis. È impressionante come negli ultimi dieci minuti tutta la pellicola abbia virato su toni molto lontani da quelli espressi fino a quel momento, quasi ad appagare voglie occulte di sperimentalismo.L’arrembante sviluppo della trama vanta un’ispirazione straordinaria, mentre l’epilogo enigmatico e spiazzante sguinzaglia una rancorosa potenza espressiva in cui si intravede una motivazione ideologica autentica. Moretti ha voluto fondere il suo cinema d’autore con l’impegno politico, ma non c’è un compromesso di fondo che riesca a giuntare due registri filmici antitetici.
IL TRAILER
Brevi raccordi mostrano i personaggi principali il cui audio viene coperto dal tappeto sonoro delle musiche indianeggianti di Franco Piersanti. L’esiguo spot cinematografico preferisce attrarre lo spettatore senza illustrare in maniera didascalica il plot del film, si limita ad ammiccare con riferimenti espliciti al Caimano.
Autore: Roberto Urbani