“Ora che ho perso la vista, ci vedo di più” recita un passo del film di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”, frase poi “campionata” dai Dream Theater e inserita nella loro “Take the Time” del 1992; ero un adolescente e ricordo come tale citazione suscitò “clamore” tra alcuni miei amici appassionati dei Dream Theater per il valore “colto” da loro alla stessa attribuito.
Ascoltando “Blindness” (Human Season Records), ultimo lavoro discografico dei The Murder Capital, mi è tornata in mente detta frase; ciò non perché l’LP in questione abbia un qualche diretto riferimento al film di Tornatore né tantomeno al brano dei Dream Theater, ma perché la “cecità” di “Blindness” è per i The Murder Capital una limpida visione dei loro intenti. Ma andiamo per ordine.
Nel 2019 l’LP d’esordio: il coriaceo “When I Have Fears” con cui i The Murder Capital mettevano subito il punto esclamativo alla loro scrittura di derivazione post-punk seppur incline ad aperture verso orizzonti meno ostili, inanellando brani immediati ed efficaci quali “For Everything” (si ascolti lo splendido cambio in chiusura), “More Is Less”, “Green & Blue”, “Don’t Cling To Life”, “Feeling Fades”… non disdegnando “appunti” ora più lisergici come “Slowdance II”, ora più introversi come “How the Streets Adore Me Now”, ora più cupi come “Love, Love, Love”.
Nel 2023 il buon “Gigi’s Recovery” che, mettendo a fuoco quanto anticipato con “When I Have Fears”, stabilizzava la loro vena creativa arricchendola di strutture e di saggia fruibilità (si ascolti l’esatta “Crying”), rendeva tutto più cristallino e ancora più immediato e mediato verso un gusto pop (“Return My Head”, “Ethel”, “Only Good Things”…), quadrava i più estremi potenziali (come nella giusta “Gigi’s Recovery”), ammorbidiva atmosfere e intenzioni (“The Lie Becomes the Self”, “A Thousand Lives”…), introducendo anche un’elettronica maggiormente invasiva (“The Stars Will Leave Their Stage”) e smussando gli spigoli nei brani “sognanti” (“Belonging”).
Ora, anticipato da pubblicazioni di singoli usciti a cavallo tra il 2024 e il 2025, è la volta del loro indovinato terzo LP “Blindness” con cui James McGovern, Damien Tuit, Cathal Roper, Gabriel Paschal Blake e Diarmuid Brennan di fatto non spostano l’asticella né verso l’alto né verso il basso e, cavalcando l’onda del momento e delle mode (Idles ma soprattutto Fontaines D.C. “docent”), si stanziano in una consolidata zona fatta di un rock (ac)curato a metà strada tra reminiscenze punk, indie e gusto alt pop che raggiunge il suo obiettivo (talvolta bucandolo).
Se “Moonshot” è forte di un antico vigore, con punte anche “noise”, “Words Lost Meaning” si lascia ben ascoltare con la suo orecchiabile cantato mostrandosi singolo perfetto.
Buona anche “Can’t Pretend To Know” che esplora territori ai confini con il grunge.
Ottimamente “confezionata” è la “scanzonata” “A Distant Life”, con i suoi mille dettagli sonori.
“Born Into The Fight” recupera alcune pacatezze di “Gigi’s Recovery”, disturbandole con interferenze e alterandole con la ruvida invocazione di chi è “nato nella lotta”.
“Love Of Country” è puntuale ballata di stampo “indie” che chiude un Side A che non delude minimamente le aspettative dimostrandosi di valore.
Girato il vinile, “The Fall” picchia in testa e si distingue per i suoi funzionali cambi di registro.
“Death Of A Giant” spicca e si fa apprezzare per il suo riff/arpeggio.
“Swallow” rallenta e inceppa i giri con gusto e conduce alla notturna e urbana corsa di una graditissima “That Feeling”.
Chiude “Blindness” una trascinata e fumosa “Trailing A Wing” che congeda il terzo riuscito lavoro discografico a firma The Murder Capital.
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