I Mars Volta mettono sul piatto tutte le loro carte migliori, riuscendo ad ottenere una cifra stilistica corposa e originale fatta di imprevedibilità, potenza tecnica e fantasia.
“The Bedlam in Goliath” è l’episodio meglio riuscito di una saga che fin dagli esordi è riuscita ad appassionare una crescente schiera d’affezionati e semplici curiosi. Gli stessi che oggi si trovano di fronte ad un nuovo cambio di scenario compositivo, che Omar e Cedric esprimono pur mantenendo l’approccio dinamico che li contraddistingue.
Una continua moltiplicazione di piani sonori verniciati a tinte forti, venati di striature zappiane, e una labirintica estensione sonora fanno da sfondo nei movimenti meglio riusciti dell’album. Si distinguono per compattezza e profondità l’inquietante apertura di “Aberinkula“, l’apocalittico finale di “Cavalettas” e il viaggio lisergico di “Soothsayer“. Fiori all’occhiello di un vestito musicale cucito a meraviglia. Ma a volte le sole intuizioni non bastano per realizzare teorie credibili, ecco quindi l’azzeccato inserimento del nuovo batterista, il duttile e concreto Thomas Pridgen (già rodato nei concerti del 2007), per far sì che si completi e bilanci l’intera struttura ritmico/timbrica dell’ensamble.
Alla fine dei settantacinque minuti d’ascolto, tutti questi input e la mancanza di visibili punti di riferimento danno luogo all’unica grinza della tessitura; quella immagine finale sfocata per la troppa ampiezza dell’obiettivo stilistico. D’altronde nessuno è perfetto; i Mars Volta, quasi.
Autore: Roberto Paviglianiti