Inatteso e da subito unanimamente acclamato, il nuovo venticinquesimo disco di Marianne Faithfull è una raccolta di 12 brani scritti per lei o assieme a lei da autori importanti ed artisticamente affini tra i quali Nick Cave, Leonard Cohen, Anna Calvi, Steve Earle, Ed Harcort, più qualche cover non scontata come ‘I Get Along without you very Well (Except Sometimes)’ di Hoagy Carmichael, anno 1939, ‘The Price of Love’ degli Everly Brothers anno 1965, e ‘Going Home’ di Leonard Cohen, anno 2012.
Stilisticamente l’artista inglese spazia dal folk britannico al rock’n’roll, mentre in alcuni episodi trova una cupa espressività teatrale à la Diamanda Galàs di buona suggestione – ad esempio in ‘Mother Wolf‘, cupa allegoria pascoliana dell’esistenza umana, spogliata di ogni illusione e superstizione – e nei testi tanto duro realismo, amare e sadiche visioni della modernità alternate al recupero disarmante di un’innocenza perduta – la commuovente ‘True Lies‘ sulle ferite irrimediabili che una menzogna lascia per sempre tra due persone, ‘Late Victorian Holocaust‘, a firma Nick Cave, di incontenibile nostalgia e grande eleganza con pianoforte, echi e violino, e ‘Love more or Less‘, ballata per chitarra e piano sull’accettazione in blocco della propria storia, errori compresi – il tutto fedele ai toni poetici cui dalla metà degli anni 60 Marianne Faithfull ci ha abituati, e che per lei hanno rappresentato una motivazione decisiva, nella musica.
La voce roca e profonda a tratti appesantita dagli anni, il tono sprezzante, amaro, lucidissimo ed a volte sadico – nel brano omonimo, che da filastrocca cordiale si trasforma ban presto in presagio di un’apocalisse, o in ‘Sparrows will Sing’, scritta da Roger Waters, che osserva lo scorrere inesorabile del tempo e l’alternarsi senza senso apparente delle generazioni – permettono a Give my Love to London di non passare mai inosservato, di lasciare un segno. Qualche rock’n’roll ovviamente dal taglio rollingstoniano – ‘The Price of Love’ degli Everly Brothers – ed una canzone d’amore più ariosa, che abbandona un attimo certe cupezze, con un bell’arrangiamento d’archi nel ritornello a firma Anna Calvi intitolata ‘Falling Back’.
‘Deep Water‘, ancora in società con Nick Cave, è una disperata richiesta d’aiuto contro la depressione di una nudità estetica e di una sincerità sconcertante, e stilisticamente fa il paio con ‘Going Home’ di Leonard Cohen, anch’essa condotta al pianoforte.
Scomoda, irriverente, capricciosa, inasprita dalla vita, con una vicenda umana ed artistica alle spalle che nessuna biografia potrà mai raccontare per intero, Marianne Faithfull è un personaggio troppo complesso, e nell’immaginario collettivo viene ancora talvolta banalizzata come “ex musa dei Rolling Stones”, o per la straordinaria bellezza ormai perduta.
Qualche mese fa in un’intervista ha definito “sgualdrine senza valore” le giovani colleghe Miley Cyrus e Rihanna per la loro brama smodata di successo; un attacco politicamente scorretto su cui si può discutere nei toni e nei contenuti, ma di sicuro non si è trattato di una trovata promozionale per lanciare Give my Love to London perchè Marianne Faithfull, piaccia o meno, è personaggio autentico e sincero, ancorchè incontenibile.
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autore: Fausto Turi