autore: Veronica S. Valli
I TheGiornalisti hanno deciso (giustamente) che la tappa conclusiva del tour fosse a Roma, la loro città, un’ottima scelta per una degna chiusura. La location, anch’essa azzeccatissima, è il Circolo degli Artisti, da sempre un punto di riferimento nella Capitale per la musica live.
Alle 23 c’è già un discreto parterre ad attendere il gruppo, d’altronde si tratta di casa loro e sarebbe stato il contrario; fortunatamente non c’è troppo caos anche se avvicinarsi al palco è quasi da subito praticamente impossibile.
Finalmente i ragazzi salgono sul palco e danno il via alle danze. Chi li segue e li ha già visti in concerto precedentemente, può notare un piccolo cambio della line-up: manca infatti il bassista, cui si è momentaneamente sostituito Marco, il chitarrista del gruppo, che comunque ricopre questo ruolo non suo in maniera più che discreta.
I primi brani ad essere eseguiti sono quelli tratti dal loro primo disco, cioè “Vol.1”, tra cui spiccano “Autostrade Umane”, “E meno male”, brano amatissimo, che il pubblico intona con allegria e poi la ballata triste “Io Non esisto” sulla quale qualcuno azzarda anche il sollevamento di un accendino (non so se rendo l’idea).
Dal primo album ovviamente si passa al secondo lavoro, “Vecchio”uscito solo pochi mesi fa ma che ha già riscosso un certo successo anche di critica. Quindi ecco “Pioggia nel cuore”, “Bere” e “Guido così”; i ragazzi sono bravi, tengono bene il palco e coinvolgono sempre più il pubblico, riuscendo a creare un ambiente sereno, quasi familiare.
Nel frattempo, il Circolo si riempie e in sala si affacciano anche parecchi curiosi, che comunque sembrano gradire l’esibizione. L’ora è tarda e quindi il concerto si avvia alla conclusione con uno dei pezzi più belli e suggestivi del secondo album, cioè “Nato con te”, che anche al livello esecutivo è una delle canzoni migliori della serata, probabilmente perché vede il ritorno alla chitarra del buon Marco, che da il meglio di sé.
Alla fine si sente nell’aria un po’ di tristezza per questo concerto che sembra essere durato troppo poco, mentre l’atmosfera così intima che s’era creata va dipanandosi lentamente. Non c’è spazio però per la nostalgia: all’esterno c’è il banchetto del merchandise e per fortuna si può correre a comprare il disco.