I Dodos, Meric Long e Logan Kroeber, sono un duo, una coppia folk che suggestivamente richiama, anche per il genere scelto, le tante famose coppie artistiche degli anni passati (Dylan-Baez, Simon & Garfunkel, e guardando alle sonorità attuali pensiamo ad Okkervil River, The Violent Femmes e Clinic e a tratti le sperimentazioni degli Animal Collective). Ma il legame col passato è solo una suggestione perché al di là di una buona base tradizionale di chitarre acustiche e percussioni le canzoni dei Dodos hanno un qualcosa di assolutamente attuale e moderno, che pesca da fonti musicali diverse (l’Africa per le percussioni, la psichedelia per le scelte armoniche e tonali).
E questo jam viene fuori anche qui, in questo che è il loro secondo album, Visiter, che segue lo sperimentale “Beware of the Maniacs” del 2006. Se Walking è un intro strettamente folk, Red and Purple fa già sentire l’importanza centrale delle percussioni, come anche la breve Eyelids, mentre Fools già spinge più verso il post-moderno con un intro incalzante e un ritmo assolutamente singolare e suadente, seguito da un coro melodico sicuramente convincente. Insomma già a questo punto si intende che di propriamente folk i due hanno solo l’impostazione, allegramente usata poi per sperimentare e divergere verso l’indie e la psichedelia acustica.
Ed è a questo punto dell’ascolto che interviene Joe’s Waltz, il pezzo più significativo e rappresentativo dell’album, un lungo componimento acustico con accordi dissonanti di 7° aumentata che danno un’atmosfera stralunata e onirica, su cui incalza in crescendo il ritmo di percussioni. E c’è ancora spazio per un improvviso cambio di ritmo e per l’ingresso delle chitarre elettriche. Più classica invece Winter, che richiama nell’intro zeppeliniane memorie, mentre Paint the Rust sviluppa le sue sperimentazioni su una base country.
Stile simile per Park Song e Jodi, melodia un po’ più invernale e classica (e non ci sta male a questo punto dell’album) per Ashley, altre variazioni sul tema chitarra-percussioni per The Season, Undeclared, e God?, per completare un album sicuramente sorprendente, di grande raffinatezza, on facile magari all’ascolto e soprattutto per la presa live, ma proprio per questo tanto più apprezzabile come tentativo di andare oltre i confini di quanto uno strumento come la chitarra acustica abbia già detto da 60 anni almeno a questa parte. Lodevoli per intento e per resa.
Tracklist:
1: Waiting
2: Red And Purple
3: Eyelids
4: Fools
5: Joe’s Waltz
6: Winter
7: It’s that time again
8: Paint the Rust
9: Park Song
10: Jodi
11: Ashley
12: The Season
13: Undeclared
14: God?
Autore: Francesco Postiglione
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