Un disco coraggioso proposto da una formazione senza remore, assistita da un’etichetta illuminata.
Tale è, in fin dei conti il secondo lavoro della band piemontese degli Ex-P, primo con la “fratto 9 under the sky“, piccolissima e felice realtà produttiva (in stretto contatto con la più nota Urtovox), tra quelle che rende meno arido l’eterogeneo panorama indie italiano.
Il primo elemento di interesse e curiosità nell’approccio al suono degli Ex-P è rappresentato dall’anomala formazione del terzetto: due bassi elettrici, Alessandro Allera e Andrea Ciuni, il quale compare anche al clarino ed agli effetti, supportati da Diego Rosso alla batteria. L’anomalia della formazione dal punto di vista strettamente sonoro scaturisce in composizioni, lunghissime o brevissime, basate su fitti intrecci melodici di basso elettrico ed un interessantissimo lavoro sulla batteria, molto poco ritmica e molto disgregata (si pensi a certe cose di Spring Hell Jack), elemento incaricato, insieme agli azzeccati inserti di clarino, di destrutturare la modularità armonica data dagli strumenti a corda.
“Ancora Saigon”, lungo flusso di coscienza in due parti dal sapore psichedelico, e dai numerosi richiami al free jazz, che da il titolo all’album e ne è cifra specifica, grazie anche ai puntuali interventi di chitarra di Alessandro Giusti, stabilisce un rimando emozionale, tra gli altri, ai Karate “decadenti” di Cancel/Sing, con un quid in più di dissonanze.
Gli altri episodi sembrano in qualche maniera generarsi dalle complesse soluzioni di quest’ultimo, sia dal punto di vista compositivo che sonoro.
Entrandone criticamente più nello specifico, sono assolutamente da preferire le schegge di poesia da un minuto e poco più: “La spiaggia dei conigli muti”, “Ho scritto t’amo sulla spiaggia” e “Stessa Spiaggia”, come a creare un circuito autonomo di significato interno al disco, carico di mistero e di meraviglia.
Meno felici perchè a mio avviso eccessivamente derivative sia nell’intreccio che nella gamma sonora sono le rimanti tracce “Synth Inca”, “Punto Interrogativo” in cui il banjo fornisce una nota di esotismo che caratterizza il brano e “Zaratustra Reprise”, in cui anche la notevole e colorita batteria ascoltata fino ad allora si incrina sul piano dell’originalità.
Complessivamente un lavoro che oscilla su uno spettro che varia di frequente dalla sperimentazione alla maniera. Comunque ricco di contenuti, foriero di futuri approfondimenti e riflessioni che una band di talento come gli Ex-P potrà evolvere nelle esperienze future.
Autore: PasQuale Napolitano