Il musicista torinese festeggia i venticinque anni di carriera solista con un ritorno alle origini. Con “Flying stag”, infatti, Daniele Brusaschetto si è nuovamente lasciato prendere dalla musica che lo ha introdotto al rock: il metal. Le sette tracce in questione, infatti, hanno quel classico mood che deve molto al periodo a cavallo degli anni ’90, nei quali da un lato era ancora forte il richiamo alle scale e agli assoli chitarristici e dall’altro la tendenza a sporcare il metal con altri generi vicini, come il grunge, l’hc e le sue derivazioni trash, industrial e grind. Nel disco si sentono echi di Godflesh, Prong, Voivod e Alice in Chains. Accompagnato alla batteria da Alberto “Mono” Marietta, Brusaschetto esalterà gli appassionati del metal più intransigente, tra i virtuosismi di “Otherwhere”, la carica della massiccia “The unreal skyline” e il doom di “Fanculo mondo”. Disco assolutamente rispettabile almeno per l’indipendenza dimostrata dal chitarrista torinese.
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autore: Vittorio Lannutti