C’è una sola persona nel progetto Lonesome Leash, ed è il giovane Walt McClements, che suona la fisarmonica, la grancassa e canta nello stile degli one-man band, dei busker, musicisti che si esibiscono in solitaria per strada o nelle metro, negli Stati Uniti, ma la particolarità di Lonesome Leash è la ricercatezza del progetto musicale, che non è un approssimativo e sincopato trash blues come nella maggior parte degli one-man band, ma un dream pop dai repentini, acidi risvolti wave anni 80 – ad esempio nella delicata ‘Home was a Feeling‘ – in cui la fisarmonica è utilizzata con molto senso della misura, in modo da ricreare un effetto quasi digitale, un tappeto sonoro sintetizzato – e riconosciamo spesso due sovraincisioni di fisarmonica – contrappuntato ogni tanto da una tromba, come nella straniante ‘See what you Say‘, che inizia delicatissima per sfociare in una nera, inquietante ode bauhausiana: il brano più interessante di questo terzo disco di Lonesome Leash.
Sapori beat in ‘Pleased to Meet Me‘ e in ‘One Foot in Front of the Other‘, che ci ricordano le creazioni visionarie dei Love di Arthur Lee o dei primissimi Pink Floyd di Syd Barrett, mentre l’approccio naif non sfocia mai nel grottesco e non si spinge mai troppo oltre, mantenendo sempre un buon controllo pop che ci fa associare Lonesome Leash ad artisti contemporanei come Half-Handed Cloud, Danielson Famile, Le Loup Garou ed Ariel Pink.
Buona, e comunque adeguata al progetto, la voce di Lonesome Leash, il cui lavoro evidentemente dev’essere valutato anche tenendo conto della sua particolarità di one-man band, spettacolo nello spettacolo, dal vivo.
Infine una citazione per ‘Litany‘, mantra di chiusura per solo voce e fisarmonica su due accordi, visionario e spirituale, ancora molto anni 80 ma quelli scuri, peccaminosi e disperati.
Un buon disco di durata breve, dunque, che mostra tra l’altro il proseguimento di un percorso per Lonesome Leash, che dopo due Ep pubblicati in precedenza un po’ più ordinari, è riuscito con Precious Futures ad inventare un nuovo ruolo per la fisarmonica, tenendone a bada la ridondanza sonora e facendone così un utilizzo più moderno.
autore: Fausto Turi
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