E’ sicuramente dal vivo che un gruppo come gli Yo La Tengo esprime al meglio la sua essenza, perché è in questa dimensione che i tre di Hoboken sanno concretizzare unitamente un’anima squisitamente pop ad una massimamente elettrica, nata tra i feedback dell’originario –e defunto- indie-rock che i nostri hanno contribuito ad inventare. In circa due ore di concerto Georgia, James e Ira hanno coniugato vent’anni di carriera, regalando al pubblico dell’unica data italiana un concerto di impeccabile passione e perizia: sia che, infatti, Ira o Georgia si accomodino dietro un pianoforte per eseguire brani degli ultimi anni, o che Kaplan si contorci sulla sua chitarra nel flusso elettrico fino a grondare di sudore, la resa degli Yo La Tengo su di un palco resta tra le migliori udibili. Brani nuovi come Watch out for me, Ronnie –per parlare degli episodi più elettrici- o la pianistica Mr. Tough non sfigurano –per quanto, comunque, non raggiungano le vette dei brani più “classici” dei nostri- al fianco delle varie Little eyes, Sugarcube, Tom Courtenay e Detouring America with horns, brani tanto attesi quanto acclamati da un pubblico affezionato e caloroso. Sulla scia dei feedback della chitarra di Kaplan, per di più, gli Yo La Tengo eseguiranno anche una divertita cover di Sheena is a punk-rocker dei Ramones, a suggellare delle radici stilistiche non facilmente celabili. Il meglio, però, si avrà con The story of Yo La Tengo e I heard you looking dilatate oltremisura e rese come un ipnotico flusso psichedelico, sorretto dal basso ossessivo di James McNew e dalle distorte evoluzioni della chitarra di Kaplan, piegato su se stesso e pronto a contorcersi sull’onda dei fischi e dei feedback delle sue distorsioni. Se il nuovo album degli Yo La Tengo prometteva un solido kick in the ass al suo ascoltatore, noi lo abbiamo ricevuto in prima persona dai suoi esecutori in questa sera di fine novembre: era un calcio di suono e chitarre, ma anche di concretezza e passione.
Autore: Philip Di Salvo
www.yolatengo.com