Chi di voi si ricorderà ancora degli American Music Club, il gruppo californiano che nel corso degli anni 90 insieme ai comprimari Red House Painters confezionarono una suggestiva ed entusiasmante serie di lavori (a volte anche scambiandosi vicendevolmente) che attingevano a piene mani dalla tradizione cantautorale americana (Dylan, Cohen, Cooder) aprendosi al tempo stesso a nuove soluzioni nell’espressione delle parti vocali chiaramente influenzata dalle techniche del lo-fi suggerite dai Sebadoh e all’utilizzo di nuove attrezzature musicali. Mark Eitzel ne fù il leader fino allo scioglimento, ma per esserne stato il capofila, ritorna a tesserne le fila di quel discorso mai interrotto neanche per la sua ultima uscita, un album pubblicato per una piccola etichetta greca ed ispirato evidentemente da una soggiorno in quei luoghi.così ammalianti e ricchi di fascino per chiunque, figuriamoci per un animo sensibilmente predisposto alla contaminazione come quello del vecchio Mark. Eh si, perche l’elemento che caratterizza questa nuova realizzazione è proprio la curiosa mescolanza, osservata dall’autore, a raccogliere e mettere in combinazione le proposte, frutto dalla sua esperienza, con quella altrettanto suggestiva di uno stuolo di collaboratori ellenici accompagnati fedelmente dai loro strumenti, anch’essi prestati per l’occasione alla causa.
Mandolini, bouzuki, tzournas e quant’altro i collaboratori uniti dall’interesse di Eitzel fanno suonare in quest’album, riesce perfettemente a descrivere e suggestionare l’ascolto fino ad innescare qualche perplessità sulla vera paternità di quest’album rivelandone una rappresentazione a tratti finanche olografica.
Autore: g. ancora