Fascistiiiii su Maaaarte rosso pianeta bolscevico e traditòr. Guzzanti canta a squarciagola come un camerata rotto di passione, e tratta per il grande schermo la materia dei cinegiornali Luce del Ventennio con la perizia assoluta che la critica gli riconosce di chirurgo della parodia. Gli altri, i non critici, ridono e basta, ed è quello che conta. L’intuizione della soldataglia in camicia nera che conquista il pianeta rosso gli era venuta diversi anni fa, quando per il programma cult “II caso Scafroglia” confezionava dolcetti in bianco-nero-ocra di dirompente potenza comica proprio perché in forma di pillola. In pellicola, la pillolina è diventata uno sciroppo…no, forse il termine suona offensivo…allora è diventata una capsula, in cui si contiene ancora, per fortuna, l’eccezionale pozione caricaturale insieme però ad elementi falsamente narrativi messi lì giusto per riempire ‘sti 45 minuti e dire: sì è un film. Film che parte irresistibilmente in quarta – il busto del duce che non soffre come i comuni mortali! La scoperta degli anglosassi! – ma scarica (non troppo presto per la verità) la benzina lungo la strada, concedendosi al “coraggioso” e vacuo intreccio del racconto. Lo shot televisivo che viene slabbrato davanti alla macchina da presa e nei paragrafi di una sceneggiatura, perde i connotati. Corrado Guzzanti è capace di “resistere” più tempo all’innesto disonesto tv-nel-cinema (vi resistono molto meno Aldo Giovani e Giacomo o i guitti di Zelig), ma anche lui, work in progress, non si trova più idee in saccoccia. Con un moschetto e un menefrego dentro al cuor.
Autore: Sandro Chetta