Il ritorno discografico dei Dream Syndicate nel 2017 non fu mero revival, considerando la qualità e la continuità negli ultimi 30 anni di dischi belli e ispirati da parte di Steve Wynn.
Questo può essere sufficiente per non tacciare gli appassionati di feticismo da culto underground.
Fruire liberamente oggi di questa musica è un po’ come uccidere il mito e renderlo al contempo immortale calandolo in un eterno presente senza intaccarne l’aura di rispetto già da decenni custodita dalla storia.
These Times – per citare gli stessi autori – suona come la radio notturna dei Dream Syndicate che capta i segnali più significativi del nostro presente da diverse e anche insospettabili fonti e li restituisce con espressioni più orientate ad aprire schemi diversi rispetto al precedente How Did I Find Myself Here.
Ma pur sempre dei Dream Syndicate e di Steve Wynn stiamo parlando e non mancheranno quindi amara ironia (Black Light con il suo incipit alla Thin White Rope), foga ed energia (Speedway con l’iconico Chris Cacavas ai tasti) e dolcezza (Bullet Holes, dal consueto garbo wynniano), per fare degli esempi del calore analogico e dell’afflato psichedelico per nulla fluo o pastorale, piuttosto rude, sempre ipnotico, trademark dei senatori californiani del paisley.
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autore: A.Giulio Magliulo