Ad un concerto dei Sigur Ros non si va per canticchiare tutti insieme le canzoni ma per godersi un leggero stato di trance individuale.
Quale migliore location di un “castellazzo” ottocentesco, per accogliere il gruppo islandese?
Villa Arconati, Bassa Brianza, nebbia anche d’ estate e cielo a tratti stellato. Un po’ come l’islanda…vabbé: più o meno. Forse si sentiranno un po’ a casa, probabilmente suoneranno bene.
La coorte è tutta piena, ma peccato che il palco sia sotto un tendone (perché, perché, perché?), sarebbe stato sicuramente ancora più emozionante sentirli con il cielo stellato come unico tetto.
Comunque tutti seduti, alcuni sdraiati sul prato.
Atmosfera di magica rilassatezza.
La musica è suonata da persone, ma sembrano macchine, è tutto cosi semplicemente perfetto, non ci sono rumori, neanche quando cambiano gli strumenti tra un pezzo e l’altro. Sul palco i quattro Sigur Ros diventano otto, accompagnati dal solito quartetto d’archi: angeli biondi di un paese di fate e folletti. Le esecuzioni pregevoli, dei pezzi dei primi album, rivelano un pubblico attento e ben disposto al viaggio.
Le prime note del quinto pezzo di “Ný Batterí”, ci lasciamo a bocca aperta per la bellezza dei suoni e per le proprietà tecniche del gruppo. Ma non è la sola canzone che ha meritato un‘ ovazione.
Gran parte del concerto pesca nei loro album più conosciuti, “ágætis byrjun” e il criptico, “()”.
Ogni pezzo, un pacato delirio!! Del nuovo album “Takk” intuisco solo tre o forse quattro canzoni, non l’ ho ancora sentito, ma il risultato non è molto convincente, un po’ confuso, e ho la sorpresa di vedere il cantante/chitarrista lasciare la chitarra per cimentarsi con lo xilofono e le tastiere.
Il ritorno alle chitarre suonate con l’archetto e ai flauti arriva sulle prime note di “Svefn-G-Englar”, accompagnata da una video proiezione minimale di una foresta un po’ oscura rischiarate da un raggio di sole. Tutto questo impresso su di una tenda robotizzata cha arriva quasi alle teste dei musicisti. La fine del concerto, dopo il solito bis, mi scuote l’animo…il gruppo, ormai coperto dalla tenda, diventa un’ombra dell’immaginaria foresta e la musica arriva direttamente dal live at Pompei dei Pink Floyd…sanno anche essere psichedelici nel vero senso della parola, che bello!!
Torno a casa in pace col mondo.
Autore: Brandy Alexander
www.sigur-ros.co.uk