I quattro di Oxford, i Glass Animals debuttano in punta di piedi con Zaba, un continuo passo felino sulla distanza di undici tracce che con lontanissimi (mica poi tanto) globuli rossi The XX, St. Vincent, Gala Drop percorrono una stilistica ora ovattata ora come filtrata da una jungla fitta di sensazioni e visioni, un disco “lounge” che tra pop, R&B, striature chillout e ammennicoli d’effetto world scuotono l’interesse e incuriosiscono anche l’orecchio più restio alle novità.
Niente che faccia urlare al miracolo, ma un debutto sobrio e a suo modo ascoltabilissimo, ecco “fresco” può dare l’idea esatta di quello che si va ad ascoltare, una fusion azzeccata che dalla uggiosa Oxford è pronta per assaltare i palinsesti radiofonici di mezza Europa e occupare buona parte delle list per party e afterhours.
Prodotto dal magnate della musica Paul Epworth, Zaba ha dalla sua parte una cromaticità sgargiante che insegue un’idea melting, un crogiolo di suoni e aree visionarie, ma poi quello che va di contro è forse che – per un debutto può andare bene – magari in futuro l’esigenza di cercare una propria via, una direzione personale che contraddistingua un percorso sul quale convincere ancora di più si renderà obbligatoria; per il momento quello che ci viene incontro sono gemme di tutto rispetto come la conturbante sinuosità indù/cosmica Intruxx, i ritmi liquidi di Pools, il velluto seducente che trema in Toes o l’r&b diffuso da Jdnt, il restante è un viaggio inaspettato.
Da prendere in considerazione.
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autore: Max Sannella