Nella strabiliante scuderia dell’etichetta discografica britannica Domino, nata nel 1993 senza un soldo ma con un’idea stilistica in testa e lo sguardo lungo sui demo provenienti dagli Stati Uniti – all’inizio Sebadoh, Palace, Smog e Royal Trux… – ed ancora oggi quasi esclusivamente incentrata sull’alternative angloamericano, il trio in questione spicca per la declinazione etnica, spirituale, multiculturale e free, che qualitativamente non si discute, ma sottopone stimoli e sonorità nuove agli habitué dell’etichetta.
Navarasa è il terzo disco del trio, cui si aggiunge un Live in Brussels avvistato su Bandcamp, e rinnova l’incontro tra raga indiano e folk britannico, con la voce suadente di Suhail Yusuf Khan e l’ipnotico archetto del suo sarangi a tessere fumose trame mentali, trascendentali, favolistiche, su cui s’inserisce l’arpeggio acustico e le pennellate di pianoforte di James Yorkston, tra i massimi esponenti del folk britannico contemporaneo a cavallo tra tradizione e rinnovamento, nonchè il suo canto di brughiera e nostalgia, laddove poi la somma dei fattori riesce a creare qualcosa capace di stare in piedi da solo: un nuovo folklore molto atmosferico in cui il contrabbasso di Jon Thorne, storico componente aggiunto dei Lamb e session man di lusso, ricrea fondali gonfi di perturbazioni, in ‘Thumri Bhairavi’, o incalzanti contrappunti jazz, in ‘Westlin’ Winds’.
Nel modo in cui vi si rapportano musica indiana e musica occidentale, che partono da differenti scale tonali il cui incastro non è scontato, Navarasa in effetti ricorda molto A Meeting by the River del 1993, viaggio interiore e caposaldo dell’epoca d’oro della world music di Ry Cooder & V.M. Bhatt, ma vale la pena precisare che il disco si muove anche al di là dell’aspetto musicale, rappresentando un concept che parte da un testo sacro del sufianesimo che affronta esplicitamente il modo in cui si realizza il paradigma arte/trascendenza, attraverso le nove emozioni, citate nel titolo.
Molti i picchi del disco, dal singolo ‘Sukhe Phool’, corredato da un bel videoclip sufi, al trascinante, commuovente crescendo di ‘The North Carr’, alla suggestiva e oscura già citata ‘Thumri Bhairavi’, al conclusivo raga totale ‘Darbari’, durata dodici minuti e mezzo, vera e propria esperienza totale.
La realizzazione di questo terzo disco certifica che il progetto ha ormai assunto un carattere piuttosto stabile, che si incastra con quelli individuali dei singoli componenti. Resta da capire se gli appassionati di musica sapranno apprezzare e valorizzare Yorkston / Thorne / Khan quale trio di musica al di là dei generi, o finiranno per relegare questa musica nel calderone indistinto della world music, vero e proprio ghetto in cui generalmente in pochi hanno voglia di andare a frugare.
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autore: Fausto Turi