A tre anni da “Rosario” i romagnoli Sacri cuori pubblicano un nuovo lavoro, anche se in questi tre anni non sono stati con le mani in mano, avendo scritto colonne sonore, suonato con Steve Wynn, Vinicio Capossela e tanti altri. “Delone” è un lavoro trasversale in quanto ci sono elementi della tradizione italiana con lo sguardo oltreoceano e il recupero dei discendenti italiani nati all’estero. A questo disco hanno collaborato molti amici conosciuti dal gruppo nel lungo girovagare, tra tuesti Carla Lipps, australiana, ma con genitori italiani. Il suo canto, in italiano, in “Una danza” ha un accento anglosassone che i romagnoli hanno voluto sottolineare evidenziando la mixitude di suoni, idiomi ed accenti che fanno parte del loro immaginario e repertorio, oltre che dei contemporanei processi di globalizzazione e di migrazioni.
Tra i tanti brani che hanno forti richiami al sound Americana spicca “Cagliostro blues” suonato con Mark Ribot alla chitarra, nella quale i SC rievocano i fasti di una New Orleans cui deve tanto Tom Waits.
La frontiera è un altro dei temi cari ai romagnoli per cui non è un caso la collaborazione di Howe Gelb in brani dove il blues si mischia con sonorità latine, se non propriamente italiane e mediterranee. In pratica, come dei nostrani Los Lobos, i SC ci dilettano con brani come “Madalena”, “La marabina”. Non può quindi mancare uno omaggio alle colonne sonore evocative dei film italiani dei ’60 (“Dirsi addio a Roma”, “El comisario”), o a struggenti e sensuali bluesati valzer (“Portami via”).
Un altro dei nomi eccellenti che ha collaborato al disco è Steve Sheley (batterista dei Sonic Youth e ora di Thurstoon Moore). I Sacri Cuori, come i Guano Padano, hanno intrapreso una strada di recupero delle radici ma con un intelligente sguardo rivolto al futuro. E’ chiaro che hanno avviato un percorso culturale di attraversamento dei confini culturali. Bravi!
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autore: Vittorio Lannutti