Con “Vamp” Nada ha saputo raccogliere in dieci brani il meglio della musica italiana dagli anni ’60 ad oggi. Dal pop, raffinato e mai banale, all’indie rock, passando per l’elettronica. L’ultimo lavoro dell’artista livornese comprende le cose migliori del del suo repertorio facendole interagire con i migliori autori dell’indie italiano.
Quindi non c’è da stupirsi, Nada nel corso di questi ultimi anni ha dimostrato di non sentirsi arrivata ma di volersi mettere umilmente e costantemente in discussione, come ha dimostrato anche con le collaborazioni con Massimo Zamboni, Tétes de Bois, Giovanni Ferrario e gli Zen Circus.
In “Vamp” vi suonano molti ottimi musicisti, tra i quali due terzi proprio degli Zen Circus (Appino e Karim Qqro) e Marco Gasbarro degli Ardecore. A produrre, invece, è stato chiamato Manu Fusaroli, che ha lavorato all’esordio de Le luci della centrale elettrica e de Il teatro degli orrori. Il mixaggio è stato fatto nel famoso studio di Abbey Road di Londra da Geoff Pesche (Coldplay, Gorillaz e Pulp). Penso che queste credenziali siano sufficienti almeno per stimolare la curiosità di ascoltare il disco, che in ogni caso ha molte frecce al suo arco e non fa passi falsi. Come si diceva è un disco completo, infatti, parte con un pattern classico degli anni ’60 nella circolare e ritmica “Sirena” per arrivare al cantautorale in “Raccogliti”, molto esistenzialista. In mezzo troviamo l’elettronica di “Stagioni”, l’aggressività de “La canzone del dormire”, nella quale emerge la sua malanima, che non è solo nel cognomema anche nell’impegno sociale con un’invettiva anti-nucleare nella vibrante “L’elettricità”.
“Sarebbe una serenata” evoca i fasti della canzone italiana dei ’70 con ascendenze folk, mentre “La febbre della sera” presenta l’ossimoro tra un cantato abbastanza rancoroso ed una musica molto aggraziata.
Dedicate a questo disco molti ascolti, metabolizzatelo e scoprite tutti i risvolti che vi sono contenuti. Apprezzerete di più Nada.
Autore: Vittorio Lannutti