Dodici album, trent’anni di carriera, e perciò anche Neil Hannon, cantautore celeberrimo fino a essere bandiera nazionale dell’Irlanda del Nord, ha scelto di celebrarsi con un greatest hits, intitolato significativamente Charmed Life dal nome di una sua hit. Motivo del titolo: “sono stato più fortunato che mai. Canto canzoni per le persone da una vita e quasi sempre mi hanno applaudito. Perciò ho voluto chiamare questa raccolta Charmed Life. Amo la canzone e il titolo sintetizza come mi sento a proposito della mia vita”.
Il Best Of, rimasterizzato agli Abbey Road Studios, contiene 24 tracce scelte dallo stesso Hannon fra i suoi brani migliori e le canzoni preferite. C’è come al solito l’inedito di lancio, The Best Mistakes, che qui è anche bisogna dirlo, una delle canzoni che funziona di più, col suo splendido iniziale crescendo di archi, e come al solito anche in questo caso è pronta per i super fan un’edizione limitata con “Super Extra Bonus Album” contenente registrazioni nuove e inedite.
Il progetto di Hannon, The Divine Comedy, sin dagli esordi negli anni ’90, segue una linea musicale tutt’altro che frequentata nei caldi anni ’90 dell’alternative rock e del grunge, ed è lontano anche dal brit pop e dall’irish pop per esempio dei Cranberries. Hannon guarda ai classici anni ’50, anzitutto a Frank the Voice, o anche a Ray Charles e Leonard Cohen, e la sua musica è sempre orchestrale. Batteria e chitarra sono quasi assenti, soprattutto quest’ultima, mentre c’è tanto piano, archi, violini, orchestra. Lo si può cogliere nell’evoluzione cronologica dei pezzi, che soprattutto agli esordi erano tanto orchestrali, come per esempio la title track o la famosissima Norman and Norma, o Songs of Love o Everybody knows (exept you).
Un pop a volte stucchevole, a tratti anacronistico, va detto, a cui peraltro le nostrane orecchie rock che ammiccano all’Irlanda non sono abituate. Ma in Our Mutual Friends, Bad Ambassador, At the Indie Disco, per esempio, si nota che Hannon ha anche una sensibilità più pop-moderna, e nei pezzi più riusciti ecco allora riecheggiare Smiths, anzitutto (a cui si avvicina anche per voce tonale) o R.E.M. nei loro pezzi più sdolcinati.
Tante, forse troppe, decisamente troppe, canzoni d’amore, sempre solari, allegre, serene. Come dice il titolo della raccolta, mai una nube sembra scuotere Hannon e la sua gioia innamorata di far musica. Però in un Best of come questo trova spazio anche un capolavoro assoluto come Sunrise, che sia per tono epico che per argomento (la Derry della bloody Sunday, immancabile per chi vive in Irlanda del Nord) eccelle di gran lunga le altre canzoni e termina con una prestazione vocale spettacolare e veramente da brividi.
Da apprezzare anche i non pochi lati b e pezzi collaterali che Hannon regala nell’edizione deluxe, tra cui una versione attualissima di Perfect Lovesong.
Un cantautore praticamente monotematico, sia per stile musicale che per testi, di cui facilmente ci si può stancare. Ma proprio per questo un Best of né troppo corto né troppo lungo può essere la giusta strada per apprezzarlo soprattutto per chi lo ascolta per la prima volta.
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autore: Francesco Postiglione