La musica ricercata e poco avvezza al facile ammiccamento commerciale regala, ai suoi estimatori, emozioni di gran lunga superiore rispetto alla media. Questo perché solo orecchie esigenti sanno ca(r)pirne il significato più recondito e, conseguentemente, la gioia di trovarsi di fronte a luminari musicali e sinceri. Se poi, da un geniale personaggio come Davide Riccio hai certe garanzie di continuità ed intelletto, dimostrata nella sua lunga e fitta esperienza artistica multitasking (polistrumentista, compositore, scrittore), sai che con Lui vai a colpo sicuro.
E’ già successo poco tempo fa con il monumentale “New Roaring twenties/Human decision requied” ed ora bissa, con analoga qualità e piacevole complessità, col nuovo “Out of Africa”, edito dalla Musicforce di Chieti.
Ha scelto DeaR come alias artistico, prendendo spunto dalla pronuncia inglese delle iniziali lettere del suo nome. L’album prevede un altro ricco menù di 19 brani, dal grande impatto variegato ed imprevedibile. Una gamma stilistica che esula la monotonia in confini distantissimi che non gli appartengono. Un’opera iridescente, da incastrare nelle orecchie come tessere di un puzzle letteral-musicale, dotto e d’avanguardia.
Nella costellazione della tracklist brillano astri come l’iniziale country di “Halfway to you”, le tribali “Go back and get it (Sankofa)”, “Sayings”, la caraibica “Highlife”, l’arcano oscurantismo di “I’m from Babylon”, le granulari e gommose “Tigritude” e “What’s done is done”, sulla scia di Giorgio Moroder, la strumental-ambient di “Abra zebra cadabra”, o l’alt-jazz di “Mozambique”, che proprio non prevedevi. Ma la parabola propositiva del Nostro, amplia i confini non solo nel new-reggae di “Bring about a change” ma anche nella stranezza space-house di “Heathen and hell (The preacher)” o nel barocchismo di “Habanera”, per poi chiudere il discorso con l’estraneità orrori fica e claustrofobica di “In the beginning (A pigmy prayer)” . Tout court: un disco dall’alto tasso persuasivo, che non tutti sapranno captare a pieno titolo, ma quantomeno nessuno potrà mai opinare sulle tre “C” che riconosciamo a Davide “Dear” Riccio: creativo, credibile, carismatico.
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autore: Max Casali