Visti gli incassi da capogiro, tanti registi pensano di “convertirsi” al 3D. Da Lucas al tradizionalissimo Francis Ford Coppola
Avatar Dollars. Piccolo gioco di parole sull’anagramma che Breton derivò dal nome di Dalì: Avida dollars, affamato di soldi. Certo James Cameron non accetterebbe di buon grado questo sarcasmo, o almeno non come il pittore spagnolo che ammetteva di trovare immediatamente l’ispirazione alla sola vista di un assegno. La questione del denaro è al centro del caso-Avatar. Inevitabile per un film che ha incassato 2 miliardi di dollari in tutto il mondo con una velocità disarmante, superando i record di Titanic – opera firmata dallo stesso regista canadese – che da 12 anni sembravano inviolabili. Il 7 gennaio, qualche giorno prima che Avatar uscisse in Italia, il regista Roberto Faenza lanciò dalle colonne di Repubblica qualcosa che somigliava a un atto di accusa contro l’ultima fatica di Cameron. L’articolo teorizzava la minaccia della tecnologia imperante usata non più come mezzo ma come fine (qualche campanello suonerà a chi conosce MacLuhan, quindi quasi tutti). Il “problema” del grande profitto è centrale perchè si rifà a dati oggettivi : la moneta sonante renderebbe basso ogni nobile fine artistico, secondo la medesima logica di chi scredita anche Roberto Saviano. È quantomeno ironico però che questo tema sia trattato diffusamente in Avatar stesso, lo scontro tra gli interessi economici e la conservazione dell’identità. Comunque sia far fiondare eserciti di spettatori nelle sale non suona proprio come una sconfitta per il cinema; con una tassazione, anche minima, per la permanenza di film americani in Italia, si potrebbe destinare una cifra al cinema nazionale.
Il fenomeno di Avatar avrà di certo ripercussioni sui meccanismi produttivi di Hollywood, se è vero che George Lucas vorrebbe rendere in 3D la saga di Star Wars dopo il successo degli umanoidi blu.
Ad usare le nuove tecnologie non sono solo registi da blockbuster o sconosciuti filmmaker, ma anche gente come Michael Mann, David Lynch, Robert Zemeckis e Francis Ford Coppola. Quest’ultimo, ad esempio, tenta di convincere (invano) la figlia Sofia ad abbandonare la pellicola e, per uno come lui attento alla tradizione, non è cosa da poco. Intanto gli incassi di Avatar hanno ancora un margine di miglioramento considerevole, soprattutto dopo le 9 nominations agli Oscar rese note dall’Academy.
C’è da dire che il primato raggiunto ora come maggior successo al box office di tutti tempi, non tiene conto dell’inflazione e del variato costo dei biglietti (inoltre quelli degli spettacoli 3D sono maggiorati). È pur vero che “Via col vento”, medaglia d’oro d’incassi secondo la classifica aggiornata, non doveva fare i conti con il file-sharing e la televisione, ma questo non fa altro che sottolineare la complessità di questi raffronti. Cameron ha colpito anche il mondo extra-cinematografico: il termine sanscrito che dà il titolo al suo film ha assunto altri significati, si è definita ad esempio “avatar” l’azione umanitaria imbastita per aiutare i terremotati di Haiti evidenziandone la magniloquenza. In Italia il fenomeno ha attecchito in forme creative, pare che Tinto Brass voglia girare il primo film erotico in 3D. Probabile titolo : Chiavatar.
Autore: Roberto Urbani