Una storia non proprio semplice quella di David Clement: interessi artistici poliedrici diretti all’arte visuale e alla scrittura creativa, la militanza nelle associazioni giovanili gay di New York, fino all’incontro con Liz Phair, decisivo per la scelta dell’avventura musicale. Dopo la pubblicazione di un primo album “Be more like me”, e l’inclusione di suoi pezzi nelle soundtrack di “Dawson’s creek” e “Gilmore girls”, il secondo lavoro “Hard candy”, più volte sul punto di uscire, è rimasto bloccato da una spiacevole grana legale con la major Universal.
Il disco ora in rotation sul mio lettore è quello che resta, ri-registrato e rielaborato, di quell’opera fantasma, circolata in poche advance-copy. La prima sensazione è una piacevole brezza power-pop, vicina tanto agli impasti dell’ormai desueto new-acoustic che al mai dimenticato approccio low-fi/indie dei Dinosaur jr.
L’irregolarità e l’originalità del modello rimane ben lontana, nonostante la resa sia piacevolmente gradevole.
Episodi come “Noid Noid”, “Ahh” rievocano gusti pop profondamente legati al gusto americano: nonostante i richiami citati nel comunicato stampa avvicinino queste song alle malinconie pop di certi Rem, il nome più adatto ad un ipotetico paragone sembrano piuttosto i Lemonheads. L’attitudine slacker trova conferma nell’indolenza di “Geriatriphilia” o nello scintillio pop di “Ms Davis”. L’impasto di “Smell like a metaphor” rievoca i Big Star, mentre la delicata sottigliezza di “The Yard” riporta in primo piano l’atmosfera di voce e chitarra, dal tono intimo e confidenziale.
Il disco si chiude con i moti bucolici dell’ondeggiante country “Oh me”, come un sospiro che lascia scivolare il sipario dopo una performance leggera e piacevole ma senza scosse particolari.
Autore: Alfonso Tramontano Guerritore