Sanremo 2013 gli ha dato una grande popolarità, facendolo arrivare nelle case di tutti gli italiani ma in realtà, il cantautore Andrea Nardinocchi aveva un certo seguito anche prima. Le sue esibizioni genere “one man show” avevano attirato l’attenzione di molti, tra cui anche il rapper Dargen D’Amico che, dopo averlo scovato su Youtube, ha deciso di produrlo con la sua etichetta. E a proposito di Dargen, il loro sodalizio è andato anche al di là dell’album, tanto che hanno deciso di fare un tour insieme, in occasione del quale Freakout lo ha incontrato per una chiacchierata.
Iniziamo proprio dal tour con Dargen D’Amico. Come sta andando?
Devo dire che sta andando molto bene. Tra l’altro, è anche un modo per provare ciò che sto preparando per il secondo disco e per fortuna, da parte del pubblico ho visto tanto affetto. Sono soddisfatto.
A proposito del tuo secondo disco, puoi già darci qualche anticipazione?
Al momento è in fase embrionale. Ci sto lavorando e appunto, in occasione di questo tour ho anche provato qualche nuova canzone. Però è presto per parlarne, quindi al momento non posso darti anticipazioni.
Vorrà dire che attenderemo. Facciamo allora un piccolo passo indietro, al tuo primo disco, “Il momento perfetto”. Non voglio innescare una polemica ma noto che i testi sono parecchio adolescenziali, eppure tu hai 27 anni e hai talento, potresti fare qualcosa di diverso. Allora ti chiedo: è una scelta precisa, per attirare un target più adolescenziale, oppure è soltanto un caso?
Credo che questo mio primo disco, a differenza della maggior parte dei “primi dischi” prodotti da altri artisti, è davvero il mio primo lavoro, cioè le prime cose che ho composto. La mia ingenuità nei testi in realtà non è voluta, scrivo quello che penso come viene. Per “Il momento perfetto”, ho quindi cercato di preservare la genuinità della scrittura anche a discapito del farla sembrare troppo grezza. Il punto è che volevo conservare la spontaneità, sfogarmi più che pensare alla critica musicale. Per me la cosa importante è che ho detto ciò che volevo dire, anche se la forma non era curata al cento per cento, essendo davvero per me la prima esperienza in campo cantautoriale.
Cambiamo un attimo argomento. Quali sono i tuoi artisti di riferimento? A chi ti ispiri?
Più che artisti di riferimento, ci sono alcuni che mi hanno segnato profondamente, come Prince e Michael Jackson. In generale, posso dire che la cura di tutti i dettagli della musica mi ha sempre colpito particolarmente. Da un punto di vista comunicativo, nel mio modo di cantare sono più sincero in italiano, sebbene tendenzialmente ascoltassi musica italiana. E’ come se i miei gusti “non italiani” si siano alla fine fusi con la mia italianità.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
Di base, mi piacerebbe collaborare con tanti ma mi adatterei volentieri a chiunque. Mi piacerebbe un duetto con Elisa o coi Negramaro, anche perché Giuliano è un personaggio super, abbiamo suonato insieme per un mio concerto e sarebbe bello fare qualcosa insieme. Vorrei sperimentare un po’ comunque, sono aperto a tutto.
Passiamo a un discorso un po’ più complicato. Riesci a vivere di musica?
Per ora sto cercando di farlo ma non è facile, perché il momento storico è molto difficile, soprattutto per chi si occupa di musica. La mia posizione, poi, non è facile, perché so che devo continuare per la mia strada ma allo stesso tempo, per farlo, devo crescere parecchio artisticamente. Alla fine, almeno in Italia, si sta a galla solo se si ha un grande successo, che sia duraturo nel tempo, cosa tutt’altro che semplice.
Sei tra i fautori del digitale o preferisci la vecchia guardia del CD?
Credo che l’unico futuro possibile perché i musicisti tornino a guadagnare dal loro lavoro al di fuori del concerti è Spotify. Una concezione della nuova fruizione musicale è senz’altro lo streaming. Il problema è che per ora ci sono poche persone su Spotify per fare davvero la differenza e potrebbe diventare un vero guadagno solo se l’utenza fosse più grande. Non so che succederà, ci sono troppe variabili ma credo che ci possa essere un ritorno del guadagnare solo dalla musica, anche se non so ancora quando, anche perché questi sono periodi in cui tutto cambia rapidamente.
Cambiamo argomento e visto che siamo quasi in tema, ti chiedo: com’è stata la tua esperienza al Festival di Sanremo da musicista emergente?
E’ un’esperienza che mi è servita tanto, ho imparato molto. Non credo che mi abbia cambiato davvero la vita, nappure mi aspettavo qualcosa del genere, però per me è stato in un certo senso anche un tuffo nell’acqua gelida, perché non ero abituato alle interviste, a stare il televisione, su un grande palco… insomma, non è stato semplice. Anche il ritorno alla mia quotidianità dopo quest’esperienza è stato una specie di trauma ma ho comunque imparato tanto dal festival.
Domanda classica. Che progetti hai per il futuro?
Per ora sono concentrato sui live e sul tour con Dargen. Poi uscirà a breve il video di “Amare qualcuno”. Come ti dicevo, sto lavorando al nuovo disco, anche se non ho ancora chiaro come voglio far uscire le cose, ho molte possibilità e voglio poterle utilizzare meglio, per me quindi questo è anche un momento di riflessione.
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autore: Veronica S. Valli