Un Duel:Beat stracolmo, una fila di persone lunga svariate decine di metri, incurante della pioggia e del freddo, che congiungeva l’ingresso del piccolo club napoletano al centro dell’enorme parcheggio del locale, hanno accolto come si deve uno degli esponenti più importanti della musica campana. Francesco Di Bella, leader dei 24 Grana, sui palchi da più di dieci anni, è tornato a dare spettacolo in occasione di iSabato, rassegna di musica indiependente curata da Freak Out. Dopo la sua ultima esibizione, sempre al Duel:Beat di qualche settimana fa ma con un’altra formazione, sabato 9 gennaio Di Bella è stato giustamente premiato da un bagno di folla come pochi che ha saturato ogni spazio possibile all’interno del locale. Non sono state poche le persone che, vista la capacità del club, sono dovute rimanere fuori.
Alle 23:30 il concerto è stato aperto da Libera Velo. Assolutamente nulla da eccepire nella sua esibizione, d’altronde il collaudato binomio Libera – 24 Grana non è una novità: da anni ormai i due artisti hanno condiviso il palco in numerosissime occasioni con risultati davvero degni di nota. Libera offre al pubblico mezza dozzina di brani, per poco più di mezzora di show, riuscendo però a costruire in questo breve lasso di tempo un magnifico rapporto con il pubblico. Quest’ultimo, ad eccezione delle prime file, non canta. Ma ciò, in questo caso, non vuol significare nulla: il groove c’è ed è evidente. La folla, infatti, reagisce quantomai positivamente, lasciandosi andare ad ogni occasione anche a semplici “la, la, la” pur di accompagnare l’artista. Un’ottima vocalità, affiancata da scelte stilistiche originali ed inaspettate (non capita proprio di vedere tutte le sere suonare un kazoo) hanno reso l’esibizione di Libera Velo tra le migliori della rassegna per quanto riguarda i gruppi d’apertura. Bella anche l’idea di distribuire i testi di una “ballata anarchica”: Il Galeone, poesia dell’anarchico carrarese Belgrado Pedrini, scritta nel 1967 dalla galera di Fossombrone e musicata in seguito da Paola Nicolazzi. Il pubblico apprezza e stavolta, non avendo alcuna scusa, canta con piacere. Libera chiude con Vaginal Trips, senza prima dimenticare un breve ma incisivo tributo a I’m waiting for the man dei Velvet Underground.
Il tempo dei saluti al pubblico, un rapido cambio di strumenti accompagnato da una bella selezione musicale, e poco dopo le 00:20 salgono sul palco gli headliners. I 24 Grana hanno offerto un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, aprendo con pezzi di Ghostwriter, l’ultimo lavoro quasi cantautoriale di Di Bella fino a Loop, uscito ben 13 anni fa. Una scaletta che ha lasciato senza fiato sia i nuovi ascoltatori che gli aficionados, da L’alba fino a Lu Cardillo, passando per l’immancabile Accireme (tra le più acclamate della serata) a Perso into ‘o cavero, dando la possibilità ai presenti di usufruire quasi di una sorta di doppio spettacolo, riuscendo a soddisfare sia chi è rimasto incantato dalla capacità compositiva dimostrata nell’ultimo album sia chi si sente ancora legato strettamente alle sognanti sonorità dub talvolta allegre e talvolta rabbiose, dei primi, storici, lavori: tra la voglia di cantare e quella di interfacciarsi quasi fisicamente con le onde sonore provenienti dalle casse. Uno spettacolo che colpisce bene e a fondo, migliorato ancor di più dal modo di porsi di Francesco che, dal palco, non delude mai: i suoi “Grazie uagliù” e le piccole confusioni riguardanti gli attacchi ed i testi sono dettagli che non fanno nient’altro che renderlo ancora più amato dalla folla. Il pubblico non fa che aspettare l’occasione per ringraziarlo con scroscianti applausi e cori da stadio, bypassando il semplicistico rapporto artista-spettatore, fino ad urlare per qualche minuto “Francesco, uno di noi!”. Tra una Kanzone su un detenuto politico e Carcere, si arriva alla fine del concerto che si conclude, senza la canonica uscita e rientro degli artisti sul palco “per farvi risparmiare tempo ed applausi” con un valzer da ballare assieme a Libera Velo: Sbaglio e parol’.
Così, in un’atmosfera rilassata, dopo oltre un’ora e mezza di pogo, a volte anche un po’ forzato, la serata si è chiusa in bellezza, riconfermando la capacità artistica, compositiva e di presa sul pubblico, di quello che è diventato più che meritatamente uno dei gruppi storici di Napoli. Di Bella sbaglierà le parole, non saprà se ha avuto la costanza, vestirà sempre uguale ma, questo è certo, è incapace di deludere.
Autore: A. Alfredo Capuano
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