Quando una band dalla solida base dance ed elettronica si mette al lavoro su un album di remix non sempre il risultato, è il prodotto giusto tra due fattori. I Friendly Fires, gruppo inglese ormai sulla cresta dell’onda elettro-dance da qualche anno, avevano in mente da tempo un album di remix e così dopo la ristampa del loro omonimo album d’esordio, e una tournèe di due anni che non li ha visti però toccare l’Italia, finalmente si sono dedicati al loro più grande sogno, cioè la compilation di remix.
Il disco dotato di ben 19 tracce, suona per lo più come un esperimento mal riuscito. Mi spiego. Le capacità dei Friendly Fires come musicisti ed intenditori di musica dance ed elettronica è indiscussa; ma forse l’album in questione è stato un osare troppo grande nei confronti dei fan che invece attendevano qualcos’altro, magari un secondo album, appunto.
Il disco presenta diversi brani moderni e non rivisitati in chiave dance pop; qualche spunto è ottimo e accattivante come ad esempio “Bearded Lady Motorcycle Show” dei Bot’Ox che offre una miscela di suoni dance blandi ma di un certo valore. C’è anche spazio per alcuni suoni latini come nel remix di Tenskane nel brano “Coma Cat” o “Stay Here” direttamente made at home dai Friendly Fires.
Tuttavia come detto i remix non sembrano mai decollare e il tentativo di donare un ritmo brioso svanisce se confrontato con ben altri remix elaborati e studiati da gruppi come Soulwax o Steve Aoki.
In tutti e i 19 brani, anche se il sound è chiaramente ricercato finemente, tuttavia sfugge il punto essenziale dell’intero lavoro e l’album sembra essere piatto e senza anima. Un lieve sprazzo di verve e originalità si riscontra nel brano “City & Industry” dove questa volta a farla da padrona sono i suoni più elettronici e distorti.
“Green Light” possiede l’incipit di uno dei tanti brani dei Daft Punk, e funziona benissimo in un contesto in cui il dancefloor e l’alcol la fanno da padrone. Trovando qualche delizioso sforzo il disco in questione intitolato “Suck My Deck” è un debole tentativo di intraprendere una carriera ben più diversa da quella già tracciata dalla band. Io da fan accanita dei Friendly Fires voto per un ritorno alla retta via, e che la musica, quella vera fatta in casa, possa ritornare al più presto a farsi viva nel genio di questi tre inglesini che a parer mio non sfruttano in pieno il loro talento.
Autore: Melissa Velotti