I Mice Cars scrivono di quelle canzoni malinconiche e sbilenche di cui non ci stancheremo mai di circondarci. Ascolto “Nihil is the quest” e non posso fare a meno di muovere il piede e la testa a tempo con il clapping nel ritornello, assolutamente memorabile, e di pensare ai miei innumerevoli pomeriggi passati insieme ai dischi dei Dinosaur Jr. (questioni di affinità di mood, più che strettamente stilistiche). “Hulk Hogan” è dedicata all’omonimo super eroe del wrestling (ricordate i tempi in cui Dan Peterson lo faceva sembrare quasi uno sport vero, il wrestling?), ed è un groviglio appasionante di voci e chitarre appena un po’ sporcate di distorsioni: stralunata come una ballad dei dEUS, irregolare alla maniera dei Pixies. “Broken Shoulders” è una ballata pigra, folkeggiante, col cantato svogliato e un’armonica a bocca timida timida che fa’ una comparsa fugace per poi finire di nuovo in tasca. In “Americans” una voce asettica e impersonale “suggerisce” il testo all’altra, ben più emotivamente coinvolta (bella trovata!)…e poi è tutto un flirtare tra chitarre e sintetizzatori, che vanno a braccetto che è una meraviglia, il sound è potente, ogni cosa al suo posto (“sciatti” solo in apparenza, questi Mice Cars…in verità sanno il fatto loro). Come traccia nascosta un pezzo (bellissimo!) che sembra nato nell’improbabile day-after di una nottata etilica passata con Grandaddy, Arab Strap, Fuck e…Shane MacGowan! Non ve lo riuscite a immaginare? Peggio per voi…io intanto – felice di aver trovato i miei nuovi indie rock heroes – ricomincio daccapo… “Take one…clap your hands in the air…”.
(info. micecars@yahoo.it )
Autore: Daniele Lama