Profondamente britannici – vengono da un paesino sull’isola di Wight – i Champs esordiscono con un disco che mette in evidenza la propria duplice natura curiosamente polarizzata tra folk-pop e shoegaze, dunque alternando spiritati e delicati bozzetti a due voci armoniche accompagnati da arpeggi acustici – ‘St.Peters‘ – o elettrici – ‘Prety Much‘ – oppure dall’organo – l’intensa, spiritata ‘Too Bright to Shine‘ o anche ‘Only a Bullet Knows where to Run‘, con un tocco elettronico, nello stile canadese di Stars ed Arcade Fire – che guardano generalmente alla tradizione della loro terra, a brani elettrici più agitati, comunque tormentati – i singoli ‘My Spirit is Broken‘, ‘White Satellite‘ e ‘Savannah‘ – con una tenuta assolutamente coerente di suoni e temi, malgrado appaia chiaro che malgrado siano i brani elettrici ad essere proposti come singoli, la vocazione prevalente del duo, formato da Michael e David Champion sia per la tradizione folk.
Alcuni episodi del disco non riescono invece a lasciare il segno, indecisi nel tentativo di un’evocazione spirituale sofisticata, quasi i Champs temessero di apparire altrimenti troppo pop, finiscono per prevalere modelli comodi come Sigur Ros ed Arcade Fire, e così Down like Gold si pone come buon disco che non riesce tuttavia a lasciare un segno profondo, purtroppo.
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autore: Fausto Turi