Come spesso accaduto in passato, anche per la realizzazione di quest’album un viaggio, un tempestivo trasferimento in un altro paese hanno contribuito notevolmente alla definizione di un lavoro durato più di due anni dall’ultima uscita “Come Here When You Sleepwalk”.
Mark Mitchell, australiano di Adelaide, durante un soggiorno a Brooklyn, USA, sottilmente ispirato dalla suggestione provocata dal soggiorno nella città americana, riesce a portare a compimento un lavoro che nel corso degli anni aveva elaborato e improntato dettagliatamente, senza pero trovarne l’opportunità per realizzarlo.
“One Way, It’s Every Way” è un disco che non riuscirebbe a scontentare nessuno dei nostri lettori, appassionati dalle evoluzioni raggiunte dalla canzone pop che associate ad un buon impasto sonoro fatto di graziose orchestrazioni e minuziose elaborazioni elettroniche, riesce a soddisfare tutti quelli che, come il sottoscritto, masticano un vocabolario musicale fatto di sottili sinfonie, melodie gentili e sconfinate visioni.
Difficilmente riuscireste a trovare dei riferimenti sicuri per indirizzarne l’ascolto, ma questo ne rende ancora più sorprendente il contenuto; dove si riesce a cogliere la straordinaria freschezza della composizione, leziosa e raffinata nella definizione dei testi (opportunamente linkati sul sito) vengono in mente quelle preziose liriche lasciate da Nick Drake o Van Morrison; invece gli arrangiamenti ricordano vagamente alcune cose dell’elettronica pop di primo pelo organizzata negli anni 80’ da band come Spaceman3 e Galaxie 500 ed ultimamente riscoperta da quel genio di Caribou, ex Manitoba.
Autore: g.ancora