Settembre è proprio un bel mese da passare a Milano, tra il Milano film festival (dura 10 giorni) rassegne d’ogni genere e la riapertura dei locali al chiuso in versione “strada” , la città mantiene viva la voglia d’estate.
Può pure venirti lo stress da sovraffollamento di eventi. Il fossato del castello sforzesco vive due settimane di ritrovato splendore di gente che lo gode appieno come forse poteva essere ai tempi degli Sforza.
Insomma sulle ceneri dell’allestimento super design del film festival, l’associazione Esterni riapre i battenti del Castello per la terza edizione di Audiovisiva.
Audiovisa è un bel festival. Audiovisiva è internazionale e popolare allo stesso tempo
Audiovisiva è un po’ tutto: audio video advertising design e cose fighe. Audiovisiva fa scoprire a Milano che ci sono dei luoghi suggestivi da vivere e sfruttare e non solo locali glam.
Seguire un festival dall’inizio alla fine è una vera e propria vacanza, le porte castello aprono già dalle 15,30, ma se ci passi a pranzo il centro storico è pieno di gente che gongola, complici il bel sole di giovedì e venerdì ….però,come da copione, arriverà la pioggia del sabato e il diluvio della domenica ad allagare il fossato di fango ad inguaiare la festa. Insomma il programma è ricco, come potete vedere sul sito ufficiale linkato in fondo.
Si inizia.
Giovedi 29 settembre scelgo di andare e sentire il concerto dei Rechenzentrum, un mix di deep techno e musica da film (come definirla se no?) supportato da un eccellente manipolazione del video. Ci sono le sedie a sdraio sul prato e i cuscinoni per sdraiarsi.
L’aria è bella e calda il castello è tutto illuminato. Le proiezioni dei Rechenzentrum sono fluide come il Po. Suoni che fondono elettronica sperimentale e jazz, techno minimal e dub. Il duo berlinese aveva proprio voglia di suonare e di regalare al pubblico un gran bel viaggio. Viaggio bruscamente interrotto dall’invasione dei Cycle. Gli spagnoli si tuffano negli anni ‘90 mischiando techno e punk, fecendo ballare i più entusiasti. Io invece mi tuffo in una bella area relax, soliti cuscinoni e sedie a sdraio, riviste interessanti, bella gente con cui socializzare, bicchiere di vino e chiacchiere.
La rassegna chiude presto, intorno all’una si spengono le luci, ma la festa per chi lo vuole continua in giro per la città.
30 Settembre, ore 15, già sono nel baretto del castello. Sto aspettando l’inizio del workshop di presentazione di un nuovo software per vjing ,quando suoni soavi mi spingono verso la zona palco, dove Murcof fa il sound check. Sotto il sole del caldo pomeriggio ho il piacere di pregustare quello che mi aspetta la sera.
Il workshop tenuto da Yves Schmid e Dina Guth presenta Modul8, un “non veramente nuovo” software di vjing solo per piattaforma Mac e dunque solo per fondamentalisti machintosh, che ridono se chiedo perché non svilupparlo anche per piattaforma windows…bah, bah…punti di vista. (Ma questa è un’altra storia, non credo comunque sia bello dare per scontati quelli che sono i diversi punti di vista sull’utilizzo delle nuove tecnologie per nuove forme d’arte o di intrattenimento che siano.) Yves, un ingegnere ex creatore di videogames, illustra il software in maniera esausitiva, La work session è completata da una performance di Dina, video artista e sua promoter, che usa magistralemte il programma/prodotto.
Oggi quasi non ci sarebbe tempo per fermarsi un attimo, la sera è densa di cose da fare e da guardare. Gli Icarus aprono la session di concerti serali. La simpatica coppia di cugini regala belle emozioni. Battute sincopate al limite del fuori tempo, si mischiano a suoni campionati degli strumenti della tradizione musicale di tutta Europa. In pieno “stile audiovisiva”, i cinque maxi schermi proiettano visionari animali e città deformate da uno sguardo assonnato ed in equilibrio precario: una telecamera montata su di un palo che riprende dall’alto quello che passa sotto.
Trame ritmiche fitte e complesse; il risultato è uno spettacolo del tutto intimo.
Tra la folla scorgo Fernando Corona aka Murcof in camicetta di jeans e senza la sua distintiva barba, è totalmente assorto dalla performance degli amici Icarus, non lo diturberei mai!
A fine concerto ci guardiamo soddisfatti e lui mi dice “sai abbiamo suonato insieme a Bruxell, nel planetario” .Che spettacolo dev’essere stato, penso tra me, poi mi augura buon concerto e va a suonare. È stato proprio un buon concerto!
Murcof suona quell’elettronica che avrei sempre voluto ascoltare nella mia stanza. Un uso sapiente dei beat accompagna campionamenti di strumenti classici creando melodie eteree e molto, ma molto piacevoli. Il concerto di musica da camera che ogni tanto passava nei miei sogni elettronici diventa reale qui. La musica di Murcof evoca paesaggi di celluloide e i filmati alle sue spalle scorrono quartieri di città, aree industriali su distese desertiche, non luoghi. Anche qui la sdraio fa bene il suo mestiere…
In forte ritardo sulla scaletta attaccano i Bauhouse, trio formato dai vj Fabiana Grobe e Arno Kraehahn e dal dj Clemens Wittkowski. Il pubblico,tanto, balla, tanto, su ritmi deep house, electro e techno a mio giudizio piuttosto consumati. I visual, loop di pubblicità, films e programmi tv, che ricalcano lo stile del nostro amico Eboman.
Alla fine la performance non mi prende tantissimo, la sento un po’ fuori luogo rispetto al mood della serata e dei concerti precedenti. La dura legge del buon vicinato impone lo stop all’una di notte e i Bauhouse riescono a suonare solo 30 minuti. Sabato 1 ottobre me la prendo comoda e dopo una cenetta ristoratrice mi presento nel fossato in gran forma per ascoltare i soli Pan Sonic. Peccato aver perso la performance pomeridiana di Arbol, spagnolo, ex membro dei Piano Magic e compositore di colonne sonore di alcuni film di Bigas Luna. I Pan Sonic presentano esattamente lo stesso spettacolo che ho visto due anni fa a Roma. In video un oscilloscopio che risponde a tutte le frequenze sonore comandate dal duo, frequenze disturbate e disturbanti per i tantissimi presenti.
Si passa da momenti di ritmo puro a cacofonie. Le casse fanno tremare il fossato e scuotono i timpani di tutti. Belli, sperimentali ma difficili da ascoltare, soprattutto non adatti all’audience del sabato sera che, come in tutte le città del mondo, si aspetta di ballare. E infatti già prima della fine del concerto in molti si avviano a quella che sarà l’unico evento di Audiovisiva che si protrarrà fino all’alba. La festa si sposta nel Palasesto di Sesto San Giovanni, appena fuori Milano, piove e già fa freddo. Nel palazzetto dello sport c’è la pista di pattinaggio sul ghiaccio aperta a tutti. Festaioli brilli che volano sui pattini, molti ci hanno lasciato la rotula ma si rideva tanto. Al piano superiore nel campo di basket è allestito un gran palco dove suona il dj londinese Chris Clark, c’era gente, ma la spazio immensamente grande mi sembrava immensamente vuoto. Anyway dancing all night long.
Domenica 2 ottobre la pioggia (un nubifragio!!) riempe di fango il fossato e l’organizzazione mi consiglia di indossare gli stivali se voglio andare, magari mi daranno quei fantastici stivali di Esterni (l’associazione che organizza audiovisiva) tanto alla moda… Scelgo di non andare: troppa pioggia, troppo fango. Per me Audiovisiva termina con un giorno di anticipo. Anche se presa alla sprovvista dall’autunno milanese, mi sento felicemente sazia.
Autore: Brandy Alexander
www.audiovisiva.it