Non c’è la facevo più! Già sono pochi i concerti “decenti” che arrivano in una città come Napoli ma se a questo aggiungete che molti di essi riguardano artisti intelletual-depressivi, sperimentatori di questa minchia e alchimisti elettronici fomentatori di un massiccio ritorno all’eroina da parte di chi assiste alle loro performance, vi renderete conto di quanto sia difficile resistere in una simile situazione. Questione di gusti, ne convengo, però prima che i miei attributi musicali prendessero una decisa piega verso il suolo ed oltre, eccoti arrivare in città quell’allegra combriccola di scalmanati che si chiama Demolition Doll Rods. Prima dello show, adibiti i miei compiti di bravo intervistatore, ho avuto modo di conoscere il lato più tranquillo delle tre bambole(ok, una delle tre è un lui che vorrebbe essere una lei, ma sono fatti suoi). Una volta spento il registratore, ho lasciato il trio di Detroit intento ad indossare gli abiti, o meglio, la biancheria intima di scena e mi sono diretto verso la zona dell’esibizione. Alle 24,30 spaccate, mentre i bravi ragazzi erano a letto da un pezzo(beati loro…), i nostri sono comparsi sul palco. Margaret e Danny si sono da subito prodigati nell’accendere l’entusiasmo degli astanti(ai kids brufolosi sulla sinistra, tutti intenti a mirare da vicino le grazie “pettorali” di Margaret, è bastato davvero poco…), macinando briosi riff garage e r&r con le loro due chitarre sature di sana elettricità. Dietro di loro, all’in piedi, Christine batteva sulle pelli della sua “minimale” batteria, portando il tempo in maniera metronomica ed, un tantino, personale… Da tali premesse, sono quindi scaturite una serie di versioni al fulmicotone di brani tratti dai tre album della band. La contagiosa verve di Margaret, inoltre, ha reso ancor più bollente una situazione già assai calda di suo(gesù, se ci fosse stato un cane in sala, avrei assistito in diretta all’abbrustolimento di un hot dog!). Neanche un paio di black out hanno fermato l’adrenalina in circolo. Passata all’in circa un ora, le Dolls hanno fatto la solita finta ritirata, ripresentandosi sul palco, intonando un’accorata “Heroin” dei Velvet Underground, chiudendo nel migliore dei modi, un concerto che ha rispettato a pieno le attese.
Autore: LucaMauro Assante