L’intenzione di questo gruppo newyorkese è quello di farci fare un viaggio nella grande mela, da Manhattan a Coney Island, fino alle periferie. Il tocco del disco è un pop contaminato con diversi generi, a partire dal soul (Hope street”). Alcuni brani risultano malinconici, soprattutto quando si avvicinano alle ballate dei Wilco (“Out on the streets”).
Il gruppo non vuole farci attraversare soltanto i quartieri della loro città, ma vuole farci anche assaporare le varie sonorità, così gli undici brani sono molto differenti gli uni dagli altri, anche se come ho detto la matrice è pop.
Tuttavia, in due brani si vira (finalmente!) verso il blues, quello urbano di Lou Reed di “I got you”, e più classico del secolo scorso (“14 bar blues”). Nella gande mela c’è spazio per le belle ballate e così The yellow letter sfornano la struggente malinconica e affascinante “Hold me steady”, come anche le straluntezze alla Beck (I can’t get A”).
Il gruppo deve ancora decidere in che direzione musicale andare, ma intanto godiamoci questi dodici brani che ci riportano alle radici del rock.
autore: Vittorio Lannutti