A quelli che ritenevo ‘soltanto’ degni successori di gente come Butthole Surfers o Camper Van Beethoven a un certo punto non è andato più bene neanche il temperamento equabile. Non che sia una novità questa nel rock (neanche nel pop e nel jazz) ma qui, con 200 dollari a ciascun membro per trasformare i loro strumenti in microtonali, si è proprio voluto adottare un sistema. Il risultato è un album in cui la componente freaky e psichedelica è ancor più evidente proprio grazie all’effetto straniante che da queste modifiche ne deriva.
Più che in singoli episodi, è proprio tutto l’album che richiama alla mente musiche orientali di estrazione etnica come la gamelan ad esempio, in cui questo sistema musicale è la norma. Resta infatti l’abitudine del quartetto di Melbourne di concatenare tutti i brani così da rendere difficilmente distinguibili i diversi momenti del disco che lo trasformano in un’esperienza totalizzante per l’ascoltatore.
A chi non riesce proprio a farsi un’idea consiglio l’ascolto delle tracce Open Water, Billabong Valley e l’omonima Flying Microtonal Banana.
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autore: A.Giulio Magliulo