Dopo i già eccellenti “Live In Paris 1973”, “Live In Brighton 1975”, “Live In Stuttgart 1975”, “Live In Cuxhaven 1976” (meritoria operazione di recupero di materiale live dagli archivi, qui elencati in ordine cronologico di registrazione e non di pubblicazione), i Can passano dal poker d’assi alla scala reale con “Live In Aston 1977” (Mute/Future Days/Spoon Records), chiudendo la mano e la partita.
Ciò che va da subito detto e che l’elemento più stimolante di “Live In Aston 1977” è la presenza, affianco a Irmin Schmidt, Jaki Liebezeit, Michael Karoli e Holger Czukay, del bassista Rosko Gee (ex Traffic), con conseguente impiego di Czukay alla tanto amata “elettronica” (“who, relieved of bass duties is credited with “waveform radio and spec. sounds” on the album” – si legge sul sito della mute https://mute.com/can-live-in-aston-1977/ consultato il 1.6.24); con Rosko Gee le sonorità assumeranno anche una matrice più “black”, come splendidamente testimoniato dall’eccelsa (malgrado non appartenente al periodo d’oro degli album in studio) “Animal Waves” da Saw Delight del 1977.
Apre “Live In Aston 1977”, “Aston 77 Eins” dove il fiume in piena esonda tra fascinazioni orientaleggianti e viaggi lisergici.
Segue, con il titolo di “Aston 77 Zwei”, l’intramontabile classico “Vitamin C”, orfana della voce ma con il tema portato all’esasperazione su una ritmica da inno rivoluzionario.
L’incredibile “Aston 77 Drei” estende il minutaggio che diviene pretesto per sperimentazioni sonore su uno sfondo che da rock vira ora al rock blues, ora al rock psichedelico, e in cui riecheggiano, tra i solchi, le intenzioni di “Pinch”.
“Aston 77 Vier” più di ogni altra esalta la chitarra di Michael Karoli, nel brano più sostenuto e potente dell’intero live …
Come già scritto nelle precedenti recensioni di questi meravigliosi live, anche per questo concerto, ‘con serenità d’animo si può dire che la resa dei Can dal vivo, immortalata in queste registrazioni, supera in parte anche la bellezza dei lavori in studio, restituendo un’espressività, intensità e forza unica e che la musica tedesca, nelle sue tante declinazioni, sia stata una delle massime espressione artistiche di quegli anni consegnando alla storia capolavori di caratura massima come “Irrlicht” di Klaus Schulze, “Faust” dei Faust, “Neu!” dei Neu!, “Hosianna Mantra” dei Popol Vuh. …‘.