Aveva 27 anni, Tonino Esposito Ferraioli, quella sera d’agosto di quarantadue anni fa.
Aveva un lavoro, una ragazza che stava per sposare e passione: per la politica, la natura, la cucina. Faceva il cuoco in un’azienda della sua città, Pagani. Un’impresa leader nel settore dell’elettronica, una multinazionale, diremmo oggi, la Fatme.
Già quarant’anni fa si facevano gli imbrogli con la Comunità Europea e a Tonino che era lavoratore, sindacalista, iscritto al Pci e scout, pure, gli diedero da cucinare carne avariata. Il ragazzo fece l’unica cosa che poteva fare, si oppose. Non avrebbe mai dato quella “fetenzia” a chicchessia, figuriamoci a dei compagni lavoratori come lui. Finì raggiunto da due colpi di lupara, la notte del 30 agosto del 1978. Rientrava a casa dopo una serata con la fidanzata. Morì in ospedale. Le sue ultime parole furono “Mi manca l’aria”.
Ed è da qui che parte “Tonino”, da quella sera di fine agosto, dietro alle “Palazzine”, rione popolare al centro della sua cittadina, nel salernitano. Dopo quarant’anni il suo spirito ancora aleggia per la città, gli hanno intitolato piazze, un bene confiscato, la sede sindacale della sua organizzazione la CGIL, ma giustizia ancora non ne ha avuta. Lo hanno riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata ma dei suoi assassini “pure se tutti a Pagani lo sanno”, dice la sorella in un’intensissima interpretazione di Anna Rita Vitolo, ancora nessuna corte ha pronunciato il nome. E a distanza di quarant’anni Tonino, come imbrigliato nelle morse di una ragnatela fatta di omertà e rassegnazione, continua ad aleggiare per le strade di una coscienza collettiva marcia come la carne che si voleva lui servisse. “Tutti i lavoratori devono avere rispettati i loro diritti” era il suo motto. E pure da morti, sembra dire: senza giustizia terrena non ci può essere pacificazione celeste.
Scritto a sei mani da Aldo Padovano, Alfonso Tramontano Guerritore e Federico Esposito, il film, per la regia di Gaetano Del Mauro (che ha curato anche la fotografia), vede la partecipazione straordinaria di Anna Rita Vitolo (nota al pubblico per la sua interpretazione nella serie TV “L’amica geniale” di Saverio Costanzo, tra gli altri) e del fratello di Tonino, Mario Esposito Ferraioli.
Prodotto dalle associazioni Libera, Nomi e numeri contro le mafie e Ambress am press, con il contributo di CGIL, Flai Cgil e Giffoni Film Festival. Ad interpretare il giovane sindacalista, Andrea Contaldo, flusso di coscienza, tramite del pensiero di un uomo che non ha mai lasciato il mondo dei vivi. “Tonino non se n’è mai andato e mai se ne andrà“, dirà la sorella (interpretata da Vitolo), in una delle scene più toccanti del cortometraggio. “È rimasto uguale. Con la faccia uguale, mentre il mondo cambiava e Tonino no” afferma. Dall’altro lato del tavolo il volto di Mario e di tutti i compagni e le compagne che nel corso di questi anni hanno fatto di tutto affinché la memoria del ragazzo non si perdesse e i responsabili dell’omicidio fossero consegnati alla giustizia.
Premiato in numerosi festival – Moviemmece Cinefestival 2019, Premio Giuria Popolare Ritratti del Territorio per il Premio Cinema e Giornalismo, miglior cortometraggio e premio giuria popolare al Sarno Film Festival, menzione d’onore al Giro Giro Corto di Roma, miglior cortometraggio all’Under the Stars film festival -, il film è stato presentato in numerose kermesse, tra le quali, Napoli Film Festival, Giffoni Film Festival, Sele d’Oro, Shortie Film Festival a New York, Fondi Film Festival, Lunarte Festival.
Un’intervista a tre voci per un lavoro a sei mani. Abbiamo raggiunto Federico Esposito, Aldo Padovano e Alfonso Tramontano Guerritore, autori di “Tonino”, cortometraggio dedicato alla figura di Tonino Esposito Ferraioli, sindacalista ucciso dalla camorra.
FO: “Tonino non se n’è mai andato”, si sente in una scena molto toccante del vostro film. Quanto la sua vicenda attraversa ancora l’animo profondo della sua cittadina di origine? Quanto questa storia ha influito sui vostri percorsi personali?
Aldo: Quando Alfonso ha scritto quella frase, ci siamo confrontati a lungo. Ci interrogammo su cosa avrebbe potuto dire e pensare una sorella che perde il fratello e forse sembrerà banale ma l’unica risposta che ci siamo dati è che quella persona cara non se ne andrà mai. Questo discorso vale anche per quanto riguarda il nostro percorso umano, personale e da attivisti nella nostra città (Pagani, ndr), la figura di Tonino l’ho conosciuta intorno agli undici o tredici anni, ero alle scuole medie, grazie al Premio Tonino Esposito Ferraioli. La sua storia ha contraddistinto particolarmente il mio percorso intrecciandosi con le mie vicende personali e familiari: mio padre lavorava con Marcello Torre all’epoca dell’omicidio, mentre mia madre abitava a cinquanta metri dal luogo dell’uccisione e col tempo ho raccolto informazioni in merito. Poi c’è da dire che in qualche modo sono “figlio di Tonino” perché mi sono ritrovato a condividerne la dimensione culturale, politica, esistenziale dell’impegno, della volontà di cambiare le cose. Per noi è stato un faro, un riferimento. Lo sentivamo vicino.
Federico: Io sono convinto che Tonino attraversi la città, ma che la sua vicenda rappresenti una storia di parte della città, nel senso che la sua memoria è una memoria divisiva, di parte, partigiana. Anche su di essa, poiché apparteneva ad una parte precisa politica, Tonino era comunista, si è in parte consumato lo scontro politico delle generazioni successive. Un conflitto tra camorra e anticamorra che nel nostro territorio ha significato tra democrazia cristiana e sinistra. Ma è anche una storia silente perché si ferma nei mesi successivi all’omicidio, quelli della rivendicazione, e che riprende vita a intermittenza. Nel 1989, dopo che per anni non si era parlato della sua figura se non nelle piazze e nelle rivendicazioni della sinistra sindacale e politica (l’omicidio di Ferraioli avvenne nel 1978, ndr) e di un pezzo della famiglia che ha provato a fare memoria, il sindaco di Pagani appone una targa sul luogo del delitto. Dovremo aspettare il 2000 per vedere una nuova iniziativa, quando i compagni di partito di Tonino diventano amministratori pubblici e pensano ad un premio rivolto alle scuole istituito direttamente dal comune di Pagani. Nasce così il premio Tonino Esposito Ferraioli. Ma non finisce qui, perché con la vittoria del centrodestra e il cambio di amministrazione tra i primi atti di giunta ci fu la deistituzionalizzazione del premio. Contestualmente nasce un’associazione che si fa testimone e promotrice della memoria di Tonino e continua a portare avanti il lavoro con le scuole attraverso quel riconoscimento nonostante le mille difficoltà e nel 2014 si insedia il presidio di “Libera. Nomi e numeri contro le mafie” che prova ad istituire annualmente anche qui con non poche difficoltà e ad allargare il fronte dell’organizzazione delle iniziative per Tonino. Il nostro cortometraggio è figlio di questa memoria resistente, di questo impegno che grazie alla tenacia e al lavoro costante di numerosi compagni e compagne, attivisti e attiviste ha reso possibile preservare il ricordo di Esposito Ferraioli. Quello che però non possiamo negare è che a distanza di oltre quarant’anni la sua storia ancora divide. Lo dimostra anche quello che è seguito alla presentazione della nostra opera quando il sindaco neoeletto, che era lo stesso soggetto che aveva deistituzionalizzato il premio e poi portato il comune allo scioglimento per camorra nel 2012, a seguito della proiezione del nostro cortometraggio minaccia di stitolare una strada da lui intitolata a Tonino Esposito Ferraioli anni prima. Si tratta di una storia con cui la città deve ancora fare i conti e noi pure ne avevamo bisogno e da qui nasce l’esigenza di farne un film.
Aldo: C’è però da aggiungere un elemento: la morte di Tonino è stata seguita da eventi che hanno scosso letteralmente la cittadinanza a partire dal terremoto dell’80 e dall’omicidio di Marcello Torre. Inevitabilmente un evento come quest’ultimo, l’uccisione del sindaco di una comunità, ha finito per offuscare la vicenda di Tonino Esposito Ferraioli. E per questo quello che dice Federico è ancora più vero e la memoria di Ferraioli e ancora più di parte. Nel momento in cui la città è scossa per la morte del sindaco una parte della città ha tenuto viva la memoria di Tonino portandola fino a noi.
FO: Siete tutti e tre professionisti della scrittura (Aldo Padovano e Federico Esposito giornalisti, Alfonso Tramontano Guerritore poeta e sceneggiatore teatrale) com’è nata l’idea di fare un film?
Alfonso: L’idea l’ha avuta Aldo. Ci ha mosso una volontà partigiana, quella di far rivivere il fantasma di Tonino. Quando mi sono approcciato alla sua scrittura ho pensato ad un vecchio film “Guida per riconoscere i tuoi santi” (del 2006, regia di Dito Montiel, ndr). Per me Tonino è stato questo, un santo civile, una figura a cui aderire spiritualmente, condividendone il bagaglio valoriale e culturale. Abbiamo discusso tanto, sul fronte della ricostruzione dei fatti ma a me interessava soprattutto ridare vita al Tonino ragazzo, a quel ragazzo di ventisette anni ammazzato dalla camorra solo perché aveva fatto il dovere suo, quello di non distribuire la loro “fetenzia” (di malaffare e carne marcia, ndr) tra i suoi pari.
Federico: Mi riallaccio al discorso di Alfonso. Noi da tempo ci interrogavamo su come far superare i confini dello spazio e del tempo alla storia di Tonino e la forma migliore ci è sembrata il cinema. Avremmo potuto fare un fumetto, un romanzo, tante altre cose. Ma volevamo qualcosa che lo facesse conoscere oltre i confini di Pagani e l’idea come al solito è venuta per caso. Aldo nota che un suo amico, Andrea Contaldo, che è il protagonista del nostro corto, è fisicamente uguale a Esposito Ferraioli. È da qui che nasce l’idea di fare un film.
Aldo: Inizialmente avevamo pensato a qualcosa sul genere di “La mafia uccide solo d’estate” di Pif e anche “Io sono tornato”. Poi però dopo aver incontrato amici, parenti delegati sindacali che avevano lavorato con lui, colleghi di fabbrica, compagni di partito ci è venuto naturale dare vita a questo tipo di cortometraggio.
FO: Come vi siete approcciati a questo linguaggio per Aldo e Federico sicuramente nuovo?
Aldo: Ci integriamo pienamente. Io ho un approccio più crudo, riesco poco a romanzare gli eventi. Alfonso ha la capacità di costruire l’immaginario, Federico si è interessato più in particolare alle ricostruzioni storiche e scientifiche.
Alfonso: é andata così bene che stiamo pensando di rievocare qualche altro fantasma ma non dico di più.
FO: Beh, allora dovete anticipare…
Aldo: Guarda non vorrei perché odio fare i debiti con la bocca. Però ho un’idea in testa da parecchio che riguardano sempre la mia terra e persone della mia terra.
FO: L’apporto di Libera e CGIL è stato essenziale e la pellicola è stata presentata alle 49 edizione del GFF. Ci raccontate di come è nata questa sinergia?
Federico: Hanno inciso i canali personali e una volontà di rivendicazione. Abbiamo pensato che ci fossero dei soggetti che avevano un obbligo morale rispetto alla sensibilizzazione e diffusione di conoscenza di quella vicenda. Un apporto fondamentale ci è venuto da Roberto Iovino, all’epoca in Flai, la categoria della CGIL a cui Tonino sarebbe appartenuto se fosse ancora vivo. La CGIL si è subito attivata per sostenere il progetto, lasciandoci completamente liberi. Gli altri canali che abbiamo attivato sono quelli delle realtà che da anni coltivano la memoria di Ferraioli quindi oltre la CGIL, Libera e in più la Fondazione Po.lis della Regione Campania che ci sembrava opportuno coinvolgere anche per tenere un profilo istituzionale all’interno del progetto e il Giffoni Film Festival che con il nostro lavoro ha inaugurato una sezione della kermesse dedicata proprio ai temi della legalità, in collaborazione con Libera.
Aldo: C’è anche l’associazione Ambress am press che è un’associazione paganese che da anni si cura dell’archiviazione fotografica e documentaristica legata alla Madonna delle Galline (celeberrima festa popolare della cittadina dell’agro nocerino-sarnese, ndr). Il presidente è Gerardo Ferraioli, avvocato della famiglia di Tonino, colui che ha fatto sì che questi venisse riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata. Grazie anche alla sua collaborazione abbiamo potuto ricostruire la vicenda. Col Giffoni (Film Festival, ndr) abbiamo avuto la possibilità di attingere alla collaborazione di professionisti del settore e di avere a disposizione un palcoscenico di primo piano. C’è un altro aspetto che voglio sottolineare: la produzione del film ha riguardato per l’80% professionisti dell’agro nocerino-sarnese. Il regista, Gaetano Del Mauro, le musiche che sono di Bruno Falanga, lo scenografo Silvio Di Monaco, e ovviamente gli attori Andrea Contaldo e Anna Rita Vitolo.
FO: Che tipo di distribuzione avete messo in campo e quali feedback avete ricevuto?
Aldo: Per quanto riguarda la distribuzione abbiamo preferito almeno per il primo anno di dare la precedenza a festival cinematografici nazionali e internazionali, scolaresche e il circuito di Libera. All’appello mancano ancora una serie di presentazioni, a causa della diffusione del Covid-19. Avevamo previsto incontri a Napoli con la Fondazione Po.lis, a Roma con la CGIL, a Milano, Torino e Firenze con Libera. Per quanto riguarda i festival e i feedback finora ricevuti possiamo dire che la risposta è stata buona. Abbiamo avuto incontri con le scolaresche meravigliosi. Siamo in attesa di un responso dal Ministero dell’Interno, la nostra opera potrebbe essere utilizzata per una campagna sul contrasto alle mafie e ovviamente ci auguriamo di circuitarlo sulle tv nazionali.
Federico: Per adesso ci siamo rivolti ad un circuito chiuso. Abbiamo stampato delle copie, rivolgendoci ad una start up paganese, la Desidus, che ha curato le grafiche, ma abbiamo consegnato i dvd ad un numero ridotto di persone in vista di una distribuzione più diffusa.
FO: Come pensate di continuare a promuovere la storia di Tonino in un’epoca di distanziamento sociale?
Certo, quella che abbiamo avanti è una prospettiva incerta ma intanto, ed è bello ricordarlo, il25 aprile, in occasione anche del compleanno di Tonino Esposito Ferraioli, avrebbe festeggiato 69 anni, abbiamo provato a supplire a questa mancanza di luoghi e di occasioni di incontro pubbliche con una proiezione in streaming via Facebook. Ed è stata un’esperienza che ha avuto un ottimo riscontro. C’è però da dire che siamo in una fase in cui il film è ancora in una circuitazione chiusa di festival e trattative che ci impediscono di renderlo pubblico a tutti gli effetti. Però non è in dubbio che in futuro dovremmo confrontarci con questa situazione. Sicuramente a settembre dovremo rimodulare la programmazione e le modalità delle iniziative.
Autrice: Michela Aprea