Dietro il nickname Silent Carnival, si cela Marco Giambrone, che con questa ragione sociale pubblica il suo terzo album. Ancora coadiuvato da un gruppo di ottimi collaboratori: Caterina Fede, Alfonso De Marco e Andrea Serrapiglio, per “Silent Carnival” si è avvalso anche del contributo di Stefano de Ponti, Luca Swanz Andriolo e Luca Serrapiglio.
Giambrone si esprime con un pop coltissimo, variegato e complesso. “Somewhere” è intriso di visioni, sogni e premonizioni, sostenuto da un songwriting difficilmente etichettabile. Il pop colto, che trova la massima espressione nella dilatazioni tanto care ai Low, come in “Shiny empty boxes” e nelle complessità di “Like gaming cards”, si fonde anche con il folk, vuoi con quello da frontiera che evoca i Wovenhands nelle aperture della title-track, vuoi negli intarsi folk-jazz di “Calvary”, in cui è presente una religiosità siciliana che deve tanto alla tradizione cattolica quanto a quella pagana facendo un ipotetico percorso antropologico e ancestrale accostabile a quello del Robbie Roberston di “Music for the Native Americans” o del Capossela delle “Canzoni della Cupa”. Tra i tanti momenti di profonda intimità e accoglienza (“Cold as marble”), c’è spazio anche per sprazzi di rock, nella ballata di “Innoncence”. Un disco intimista che cattura l’anima.
autore: Vittorio Lannutti