Regia di Tony Gilroy con Clive Owen, Julia Roberts, Tom Wilkinson, Paul Giamatti, Dan Daily, Lisa Roberts Gillan
Autore di film ricchi di doppiezze e capovolgimenti, Tony Gilroy torna alla regia per dare con “Duplicity” forse l’esemplificazione, lo scheletro del suo metodo. Dopo l’esordio alla regia, “Michael Clayton”, di nuovo un sottobosco come ambiente della storia : lo spionaggio industriale, il traffico non regolato di informazioni tra società concorrenti nel mercato.
A muoversi in questo labirinto umano le due spie, i protagonisti, Clive Owen e Julia Roberts. Innamorati, mirano a fregare lo spionaggio e il contro-spionaggio assieme per fare il colpaccio e ritirarsi a vita privata. Al di là di tutta la vicenda che occupa tutto lo spazio del film, il fulcro della storia è ben rappresentato dalle scena immotivata che fa da sfondo ai titoli di testa. Un ralenti in cui i rispettivi capi delle società rivali si azzuffano senza esclusione di colpi, anche questa un’esemplificazione del conflitto che in seguito si nutrirà solamente di aggressioni verbali e azioni occulte.
Nei suoi due film da regista Gilroy gioca con le intersezioni tra passato e presente facendo ricorso a un flashback rilasciato a più dosi, la duplicità del film mostra l’ ignoranza (ovvia) del futuro che caratterizza i personaggi. Al meno in Duplicity pare che il tempo venga visto anch’esso come una spia sovrapersonale dedita al rilascio di informazioni, così come il film viene quasi inteso come un passaggio di informazioni per lo spettatore: da professionista della sceneggiatura Gilroy ha messo in pratica il precetto fondamentale, insegnato in ogni basilare corso di scrittura, che lo script è anzitutto un passaggio di informazioni. Anche Michael Clayton è fatto da questo gioco col tempo, una ingombrante prolessi iniziale che ci costringe a vedere prematuramente l’azione culminante del film facendo della volontà dello sceneggiatore il vero colpo di scena: l’esplosione della macchina vista due volte, ma che non ci dà delucidazioni su niente. George Clooney lascia l’auto per qualche motivo sconosciuto e l’intrigo fatto di procedimenti logici stringenti viene risolto da un capriccio del personaggio.
Autore: Roberto Urbani