Side-project. Lasciamo perdere per un momento sia quelle improvvisate “bevute” tra amici, sia quei progettoni altisonanti che, con qualche eccezione, si fanno notare solo per un poco proporzionato (ma diciamo pure scarso) valore qualitativo. Le cose più valide in merito sembrano essere merce sconosciute nella nostra penisola dove, per la maggiore, si fa già fatica a metter su un disco decente con il main project di cui si è titolari.
Invece dal nostro profondissimo sud (Tellaro è un fiume a sud di Siracusa – ed è una zona, visitata di recente, che non vi dovreste perdere) arriva qualcosa che da tempo aspettavamo da una scena feconda come quella sicula orientale (nel mentre che il progetto Noema riesce a concretizzarsi): Francesco Cantone (voce, chitarra, basso), Carmelo Sciuto (chitarra, basso, tastiere) e Tazio Iacobacci (batteria, basso e samples). Tre menti pensanti per tre band (rispettivamente Twig Infection – cresciutissimi nell’ultimo album –, Jerica’s e Keen Toy) che hanno imparato egregiamente a domare il rumore per ottenerne forme di buon pregio artistico. Maturità che emerge anche dall’aver saputo interpretare lo spirito più valevole di un side-project: allontanarsi dagli ambiti ispirazionali dei progetti di provenienza anziché cercarne per forza una convergenza.
E come Tellaro i nostri tre moschettieri sfoggiano atmosfere intime e di “moderata ottimistica malinconia” (ipsi dixerunt) che potranno rivelarli al pubblico (il full-length è previsto tra non molto, e, pare, con più elettronica) come realtà cantautorale capace di apportare preziosi contributi al patrimonio stilistico della “scuola” folk-post-rock del midwest (‘We’re Gonna Ride’ su tutte), e di farla coesistere (nell’iniziale ‘Puzzle in a Shell’) con le perdizioni romantiche e alcooliche di un Mark Lanegan. Il “braccio” di questa vena è costituito da arrangiamenti che rifuggono ogni ridondanza, per assecondare – e sembra che non basti mai – quei crepuscoli che prima o poi calano sull’anima. E per essi, da oggi, abbiamo una nuova, e italianissima, luce in più.
Autore: Roberto Villani