Se qualcuno vi dicesse che “The Shadow of an Empire“, ultimo brano che dà il titolo a quest’album è una traccia inedita di Bob Dylan periodo “Blood on the Tracks”, voi ovviamente direste che non è vero, però sareste obbligati a riflettere sul fatto che una tale maturità compositiva è alquanto strabiliante in certo cantautorato moderno, visto quello che gira. Quindi, se siete un pò tirchi nei confronti di certe scene e se solo un altro bravo figliolo come Jens Lekman negli ultimi anni ha portato un raggio di sole nel vostro oscuro cuoricino, allora mostrerete un atteggiamento serio e rispettoso nei confronti di quest’artista e di quest’album che segue ‘The End of the History’ del 2007, allora disco dell’anno in Irlanda, nonchè nomination al Mercury Prize (stesso anno in cui partecipava Amy Winehouse ma vinsero i Klaxons). Prendiamo ad esempio ‘Violent Demeneaour’: è la ‘Suzanne’ di Leonard Cohen ricantata da Devendra Banhart. Bella suggestione, vero? Questa la caratteristica di Fionn Regan: ‘impitoccarvi’ con delle sbiadite istantanee folk-rock americane 1974 o giù di lì ma con un mood assolutamente moderno (altrimenti mica ci mettevano la sua ‘Be Good or Be Gone’ dall’album precedente in Grey’s Anatomy?). Se ‘Protection Racket’ potrebbe essere praticamente riassunta come “Dylan meets Bolan” o una qualsiasi altra killer song di Alex Chilton, non ne sentirete minimamente il peso di tanta ‘storia’. Non c’è un solo episodio che sia scartabile in quest’album, e se “Lines Written in Winter” potrebbe essere la traccia più debole con il suo intimo carico di allegria, speranza e buonumore invernali (mi si è aperto anche un popup pubblicitario per San Valentino su questo brano..), trovate dieci altri albums ‘tutti’ deboli così e segnalatelo. Le ispiratissime “Coat Hook“,”House Detective” e “Genocidee Matinee” con i loro ritmi ‘mezzo stomp’ sono tutto un fremito Gun Club/Grant Lee Buffalo (ancora America, sì, ma all’interno di una compostezza formale tipicamente albionica). Questo è uno di quegli album che bisogna davvero ascoltare: per molti potrebbe essere disco dell’anno già a Febbraio.
Autore: A.Giulio Magliulo