Il quintetto di Borlange, Svezia, pubblica il suo quarto disco, ad un anno circa dal precedente ‘Ode To Ochrasy’, dimostrando così di essere autentico, onesto, e non una semplice meteora del rock per ragazzine, ed anche questa volta si tratta infatti di un lavoro di buon livello, a tratti esaltante, che conferma una tesi sempre più inattaccabile: il rock svedese è in una fase storica magica, e non certo per merito dei soli Hives, Hellacopters, (International) Noise Conspiracy e Maharajas, e già in giro si parla della “sindrome di Stoccolma”… Anche i Mando Diao suonano, come molti dei gruppi succitati, un miscuglio di sixties garage rock – ‘Train Of Fire’ – e di britpop anni 90 stile Blur – ‘Not A Perfect Day’ e ‘One Blood’ – ed in questo lavoro si sente molto la presenza di arrangiamenti per archi – a supportare le tre chitarre, basso e batteria, e a conferire alle canzoni un dolce sapore pop che inevitabilmente rimanda ai britannici Verve, ma sempre sul filo della tensione rock’n’roll, in parte isterica, in parte giocosa.
E ci sono pure due grandi canzoni, in questo album dalla copertina verde, e sono il garage elettroacustico con slide intitolato ‘Mexican Hardcore’, che è il suono dei Kinks al 175%, ed anche la radiosa – a dispetto del titolo – ‘Misty Mountains’.
Gradevoli ed eleganti i numerosissimi risvolti country rock americano anni 70 di cui il lavoro è disseminato, e la passione con cui il quintetto si lancia nelle armonie a più voci, come nella traccia 4: quasi a cappella. Formati da Bjorn Dixgard: voc-guit, Gustaf Noren: guit, C.J. Fogelklou: bas, Samuel Giers: drum e Mats Björke: key, i Mando Diao ad Aprile faranno una parte giapponese della loro tournèe.
Autore: Fausto Turi