Arte e design, spesso ai nostri occhi coesistono come se vi fosse un antica “scommessa” a sostenerne l’interazione, poiché appaiono “rappresentanti” una diversa sintesi del mondo, attraverso una diversa fruizione. Ebbene a pensar ciò non v’è nulla di più sbagliato!
Per fare un esempio, a Bologna ha imperversato il mercato internazionale della Fiera dell’arte, giunto alla sua 32sima edizione, nel corso della quale, un’azienda del design italiano, la Euromobil, sponsor della manifestazione, ha premiato il migliore fra gli artisti presentati, offrendogli la possibilità di esprimere la propria creatività attraverso la personale visione di un prodotto di arredamento.
A Napoli idea simile non è sperimentazione, proposta in luogo di una fiera dell’arte, ma si trasforma fisicamente in un ambiente come quello di una galleria espositiva, altresì centro polifunzionale di ricerca, atta a supportarne il significato più profondo. Una sfida, singolare, forse non del tutto esaustiva per gli addetti ai lavori, ma intrigante e coraggiosa. Ciò avviene per mezzo dell’iniziativa di un’appassionata del settore, Maria Pia Incutti (nella foto), e si presenta col nome di Plart, inaugurato il 25 di gennaio in via Martucci 48.
Un luogo che si propone come “spazio polifunzionale dedicato alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica per il recupero, restauro e conservazione delle opere d’arte e di design in materiale plastico”.
L’arte ed il design, dunque, rigenerano prospettive di creatività comune. Il design diviene un oggetto espositivo da fiera dell’arte, un elemento non più determinato in un singolo contesto, atto alla propria funzionalità, contenuto e contenitore della storia quotidiana del mondo consumistico, pragmatico, ma un elemento a se tante, materiale estatico.
Esso è in grado di rappresentare se stesso, di redigere un tessuto linguistico diverso, di generare persino contemplazione.
A suo tempo, Munari percepì in anticipo la capacità del dinamismo intrinseco dell’arte in un oggetto di design, poiché disintegrare in mille “particelle” e ricostruire, risulta essere la questione su cui vertono le creatività dell’universo, di cui l’arte non è da meno.
Una nuova regola vige sulla naturalità delle cose, e l’arte rappresenta la sua testimonianza, redatta nel disegno industriale essa sta all’albero col suo fogliame così come le forbici di Fiskars tanto amate da Franco Clivio, o la chaise longe di Le Corbusier stanno ad un installazione di Pistoletto.
E la plastica, il più delle volte, fa da padrona indiscussa di questo ciclico movimento rigenerativo del mondo e delle sue rappresentazioni. Colori e forme scandiscono il tempo e sezionano lo spazio circostante, elaborando l’ordine ed il disordine della creatività.
Più di 2000 oggetti del mondo del design sono presenti nel laboratorio del Plart, e verranno esposti ciclicamente. L’universo della forma, non solo nell’arredamento, ma in borse, gioielli, utensili di vario genere. La storia di un modo d’essere al mondo nel quotidiano, diviene non solo una linea interpretativa ma strumento di analisi, sollecitando elaborazioni “altre”, ed idee.
Plart è in onore alla plastica, alle plastiche, alla plasticità. Rielaborare, riciclare, riutilizzare componendo e scomponendo nuove e differenti immagini delle cose, fa di questo materiale rigido e semirigido, la fluidità dei propri contenuti, la plasmabilità continua.
Siamo invitati a partecipare al suo tributo, con la speranza di giocare ad un gioco non solo di introspezione ma anche di interattività.
Autore: Lorenza Ercolino
www.plart.it