Una cosa è certa: c’è un ‘paragone’ che perseguiterà a lungo Brown And The Leaves (al secolo Mattia Del Moro). Quello con i Kings Of Convenience, fonte d’ispirazione a dir poco “esplicita” di questo giovane musicista cresciuto nella Carnia, ai piedi delle prealpi friulane, i cui paesaggi avranno a loro volta contribuito senz’altro ad infondere nelle sue canzoni quel particolare mood placido e disteso che lo accomuna al duo di Bergen. Il rischio di essere bollato come semplice “emulo” è alto (la somiglianza, va detto, è in certi tratti quasi imbarazzante) ma sarebbe un crimine soffermarsi più di tanto sulla questione. Perché Mattia scrive delle canzoni godibilissime, piccole gemme acustiche costruite attorno alla sua chitarra e alla sua splendida voce, ed addobbate con sobria eleganza da una batteria sfiorata con le spazzole, violoncello, contrabasso, tromba, piano rhodes.
Gli arrangiamenti, le melodie, l’equilibrio generale del disco ci mostrano un musicista assolutamente consapevole dei propri mezzi, capace di spaziare tra vibrazioni simil-tropicaliste (“A quiet life in a quite place”), solari ballad dal ritmo sbarazzino (“Still awake”), fugaci bozzetti low-fi (“While the waves”) e canzoni immerse in una malinconia struggente (“It has got to be”, che riporta alla mente il Damien Rice più ispirato).
E se proprio non vogliamo liberarci dalla questione dei paragoni, io dico la mia: tra l’ultimo disco della band norvegiese in questione e questo lavoro d’esordio di Brown And The Leaves, preferisco decisamente il secondo!
Autore: Daniele Lama