C’è un passo dall’“Iperione” del tedesco Friedrich Hölderlin che mi ha da sempre colpito e che recita “Essere uno con il tutto, questo è il vivere degli dei; questo è il cielo per l’uomo. Essere uno con tutto ciò che vive e ritornare, in una felice dimenticanza di se stessi, al tutto della natura, questo è il punto più alto del pensiero e della gioia, è la sacra cima del monte, è il luogo dell’eterna calma, dove il meriggio perde la sua afa, il tuono la sua voce e il mare che freme e spumeggia assomiglia all’onde di un campo di grano” (dall’edizione Feltrinelli del 2013 a cura di Giovanni Vittorio Amoretti).
E a suo modo, la musica tedesca degli anni settanta è stata (a parere di chi scrive) uno dei punti più alti “del pensiero e della gioia” raggiunti dall’uomo.
Parlando proprio delle esibizioni dal vivo dei Can immortalate in queste ultime pubblicazioni (si rimanda a: Can – Live in Cuxhaven 1976; Can, l’essenza primigenia della musica e il senso del suonare dal vivo; “Live In Aston 1977”, dal poker d’assi alla scala reale dei Can), più volte ho scritto ‘con serenità d’animo si può dire che la resa dei Can dal vivo, immortalata in queste registrazioni, supera in parte anche la bellezza dei lavori in studio, restituendo un’espressività, intensità e forza unica e che la musica tedesca, nelle sue tante declinazioni, sia stata una delle massime espressione artistiche di quegli anni consegnando alla storia capolavori di caratura massima come “Irrlicht” di Klaus Schulze, “Faust” dei Faust, “Neu!” dei Neu!, “Hosianna Mantra” dei Popol Vuh. …’; particolare emozione provo poi all’ascolto degli altrettanto imprescindibili “Zeit” dei Tangerine Dream, “Canaxis 5” di Holger Czukay, “E2-E4” di Manuel Göttsching, “Cosmic Jokers” dei The Cosmic Jokers, “Schwingungen” degli Ash Ra Tempel… Dei Can, anche perché sono loro l’oggetto della nostra trattazione, non si possono non citare i fondamentali “Tago Mago” (1971), “Ege Bamyasi” (1972) e “Future Days” (1973).
In occasione dell’uscita di “Live In Aston 1977”, si era poi detto ‘Dopo i già eccellenti “Live In Paris 1973”, “Live In Brighton 1975”, “Live In Stuttgart 1975”, “Live In Cuxhaven 1976” (meritoria operazione di recupero di materiale live dagli archivi, qui elencati in ordine cronologico di registrazione e non di pubblicazione), i Can passano dal poker d’assi alla scala reale con “Live In Aston 1977” (Mute/Future Days/Spoon Records), chiudendo la mano e la partita’; ora i Can calano l’asso dalla manica e riaprono i giochi con il doppio vinile (o meglio con i tre Side) di “Live In Keele 1977” (Mute/Future Days/Spoon Records), anch’esso registrato dal vivo nel 1977 come il “Live in Aston” (si rimanda nuovamente alla sua recensione) a testimonianza di un’annata meravigliosa per le esibizioni dal vivo del gruppo tedesco.
Nelle note di copertina del disco si legge: “Like the rest of the live recordings, there’s not tracklist for this (although forums suggest pieces that may or may not resemble ‘Fizz’, ‘Animal Waves’, ‘Sunshine Night and Day’, ‘Dizzy Dizzy’, ‘I Want More’, ‘Call Me’, ‘Pinch’, ‘Don’t Say So’ and ‘Pellamon’)”.
E così Irmin Schmidt (keys e synth), Jaki Liebezeit (drums), Michael Karoli (guitar), Holger Czukay (wave receiver, “special sounds”) e Rosko Gee (bass) non pongono freni al loro flusso di coscienza e danno prova di forza sin dall’apertura affidata ai 10 minuti di “Keele 77 Eins”, treno che arresta la propria corsa sul binario “15” (tanti sono i minuti di durata) di “Keele 77 Zwei”, dilatata improvvisazione, onirica e sperimentale che progressivamente si apre verso sempre più sostenuti ed incalzanti territori “acidi” che, senza soluzione di continuità, tracimano nei 10 minuti della ritmata “Keele 77 Drei”.
Non di meno sono i 13 minuti di “Keele 77 Vier” che proseguono con vigoria nel solco sino ad ora tracciato.
Il secondo vinile è inciso solo su di un lato ed occupato dalla torrenziale e totalizzante “Keele 77 Fünf” che congeda nel migliore dei modi un live che testimonia ancora una volta quale sia (e quale debba essere ) l’essenza del suonare dal vivo, tanto ieri quanto oggi e, come si spera, per i tempi futuri…