Noise civilmente lo-fi, psych pop punk da marcettina, smosso da un dub zoppicante dove a malapena si sente il basso, la voce nel frattempo s’allarga in volteggi e s’adagia poi in una pruriginosa piattezza. Sono rispettivamente Lucia, Gattini e Ingrandimento. Poi un calco, ma solo un calco sia inteso, di wave alla Smiths, con le corde questa volta del basso lasciate a briglia sciolta, molto alte rispetto alla tastiera (Spesso) e finalmente si sente una stramaledetta vescica hard punk (Ti ricordi) se pur space, ma è un “buona la prima”. Provate ad immaginare Cremonini gonfiato di bugne dai suoi fan più emo (lo so, sono metafisico e fuori luogo, Cremonini non merita tutto ciò) che sul più bello vengono distratti da un trillo stile Clash (o rubato ai Clash?!) lezioso come il candore adolescenziale (Classe) e poi da un ostinato (in Ottimismo, pezzo veramente degno di nota, l’unico che sembra capire il segreto di pulcinella dell’hardcore è solo il batterista). Provo a sorridere ve lo giuro, ma questo Sparso degli Altro mi scende giù troppo bravo che nemmanco una colata di coca light dopo una sera passata a ruota di screwdriver e arachidi. M’accalco sui loro segnali fonici, provo a ricavarci un briciolo di non sense à la Pixies – tra le righe o in qualche anfratto – e l’unica trincea l’ho santificata nella preghiera lisergica e cacofonica di Chiaramente, poi l’immaginario ha cominciato a calcificarsi in patologia (Precisamente) claustrofobica (Rico).
La domanda (ridicola, retorica?) è se ci sono o ci fanno.
Sangue illumina in modo visionario, ma in Melograno si chiude in tempi draconiani, adulando i peggiori Verdena. Trattandosi in realtà di una raccolta di 16 brani già editi nei quattro 7” realizzati negli ultimi cinque anni più due inediti, la cosa si fa ancora più melodrammatica. Per carità non voglio sminuire o affossare gli Altro, ma è evidente che il progetto ha qualche buco da cui scivola per strada troppa benzina o esso stesso è forse un riempitivo, una cosa da programmare nei ritagli di tempo, d’altronde viviamo in tempi di magra. Troppe gocce di sudore, consiglio più senso nelle cose (provate ad assottigliare come avete fatto in Calcoli, perchè vi sembrerà banale, ma in un semplice giro di chitarra con qualche schizzo rumoroso si può nascondere una luce di sincera originalità) e molta più concentrazione su quello che si sperpera ai lati di un’idea anche se si tratta di una riproposta.
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autore: Christian Panzano